Bruxelles – A margine del Consiglio Agricoltura e Pesca in corso oggi (15 novembre) a Bruxelles, il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli avrà un incontro bilaterale con l’omologo francese Julien Denormandie per ribadire l’opposizione dell’Italia al Nutriscore, il sistema di etichettatura a semaforo che divide l’Europa. Manca un mese e mezzo esatto all’inizio della presidenza francese del Consiglio dell’UE, e il governo italiano sa che Parigi cercherà di sfruttare il prossimo semestre per influenzare la decisione della Commissione su quale etichetta nutrizionale fronte-pacco armonizzare in UE. Una decisione che – nel quadro della strategia Farm to Fork – dovrà arrivare entro la fine del 2022, sotto forma di una revisione del regolamento sull’informazione alimentare ai consumatori.
La posizione italiana sul Nutriscore è stata ribadita in più di un’occasione, ed è “di massima contrarietà”, ha puntualizzato il ministro delle Politiche agricole prima di entrare alla riunione del Consiglio. “E’ ovvio che uno dei temi che affronteremo” nell’incontro a due che si terrà nelle prossime ore “sarà quello del sistema di” etichettatura nutrizionale a semaforo sviluppato in Francia e adottato già da vari Paesi europei, come il Belgio.
“Dobbiamo chiarire la nostra posizione che non è mediabile: massima contrarietà al mettere un colore al cibo. Il cibo non è salubre o insalubre in quanto tale, ma fa parte di un ragionamento più ampio sulle diete, sull’utilizzo delle proteine animali, dei grassi, ma sempre in un modo consapevole ed equilibrato. Quindi, non esiste un cibo che di per sé può avere un bollino rosso, un bollino arancione o un bollino verde”, ha spiegato il ministro. Il sistema colorimetrico e quindi semplificato è il punto di forza del Nutriscore: classifica i prodotti attraverso cinque lettere e cinque colori in base alla qualità nutrizionale. Le critiche dell’Italia arrivano perché il sistema è tarato su una quantità standard di prodotto (100 ml o 100 grammi) che in alcuni casi non riflette il consumo reale di quel prodotto sulle tavole, ad esempio 100 gr di olio d’oliva (che viene classificato con una ‘D’) difficilmente vengono consumati in un pasto da una sola persona.
Sollecitato dalle domande dei giornalisti, il ministro si è espresso anche sulla querelle ‘Prošek contro Prosecco’, affermando che nel caso la Commissione europea dovesse accettare la domanda della Croazia di riconoscimento della menzione tradizionale “l’Italia ricorrerà alla Corte di giustizia dell’Unione europea perché ha le carte in regola” per opporsi. Bruxelles “ci deve dar ragione nel dire che” il vino dolce croato “non può essere citato come menzione tradizionale perché è la mera traduzione di Prosecco”.