Bruxelles – L’adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita non è consigliabile. Si genererebbe una spirale inflattiva da cui si farebbe fatica a uscire e potrebbe portare più complicazioni che benefici per l’economia. E’ l’avvertimento contenuto nel bollettino economico di novembre della Banca centrale europea. “Gli shock all’inflazione – sostengono gli analisti della BCE – possono avere effetti più duraturi in presenza di effetti di secondo impatto e gli effetti di secondo impatto sono più probabili in presenza di indicizzazione dei salari“.
Gli effetti di secondo impatto possono verificarsi se le famiglie o le imprese tentano di compensare la perdita di reddito reale causata dall’aumento dell’inflazione nella fissazione dei salari o dei prezzi. Di fronte all’aumento del costo della vita nessun aumento della busta paga, dunque.
La situazione varia da Paese a Paese. I diversi membri dell’area dell’euro hanno regole diverse in materia di adeguamento dei salari, ma l’Eurotower preferisce ricordare il carattere generale della controindicazione. Tanto più che per quanto riguarda l’indicatore dell’inflazione, “l’indicizzazione dei salari può essere previsionale o retrospettiva e può includere o escludere i prezzi dell’energia”. Non è detto, dunque, che il rincaro del costo di luce e gas possa essere risolto rimettendo bene al netto in busta paga.
Inoltre, nel ragionamento che si può essere tentati di fare, si ricorda che l’inflazione non è tutta uguale. L’istituzione di Francoforte ricorda che “è dimostrato che l’indicizzazione dei salari basata su misure di inflazione orientate al passato rende l’effetto degli shock inflazionistici più duraturo e la stabilizzazione dell’inflazione più difficile rispetto all’indicizzazione dei salari basata su misure di previsione”.
Il rischio di un avviamento inflattivo c’è. Siccome le previsioni economiche vedono nel rincaro dei prezzi un effetto fisiologico temporaneo trainato da una crescente domanda, la BCE invita alla quindi alla cautela. Quindi rassicura. La situazione di Eurolandia non sembra destare particolare preoccupazioni. “Nel complesso, nell’area dell’euro la probabilità che i sistemi di fissazione dei salari provochino effetti di secondo impatto basati sull’indicizzazione dell’inflazione è relativamente limitata”, in particolare per quanto riguarda l’inflazione energetica. Ad ogni modo, in questo momento, “un trasferimento automatico e generalizzato dei recenti aumenti dell’inflazione alla crescita dei salari sembra piuttosto improbabile”.