Bruxelles – Estendere lo status di rifugiato al figlio nato in Europa durante il periodo di protezione internazionale si può. Non è previsto dalle regole comunitarie vigenti, ma si può in nome della tutela dei minori e della famiglia. I figli di rifugiati sono rifugiati, in sintesi. O almeno, c’è questa possibilità che resta a discrezione degli Stati. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea, pronunciandosi su un caso sollevato dai giudici tedeschi su un caso di un cittadino tunisino rifugiato in Germania che nel frattempo ha visto la nascita della figlia su suolo tedesco e, quindi, dell’Unione.
I giudici di Lussemburgo ricorda che ai sensi della direttiva europea del 2011 sulla protezione internazionale l’estensione automatica della protezione dei minori non è automatica. Per ottenere lo status di rifugiato occorre che esistano due condizioni: il pericolo di persecuzioni nel Paese di origine, e l’assenza di protezione da parte del paese terzo di cui l’interessato ha la cittadinanza.
La Corte di giustizia dell’UE interpreta però le regole in senso estensivo. Nel farlo si tiene conto dell’interesse superiore del bambino. L’impianto giuridico a dodici stelle, in fin dei conti, “si prefigge di consentire al rifugiato di godere dei diritti conferiti da tale status, mantenendo nel contempo l’unità del nucleo familiare nello Stato membro ospitante”. Per cui ne consegue che il sistema comune europeo di asilo “non si oppone, in linea di principio, alla possibilità che uno Stato membro estenda automaticamente”, a titolo derivato e ai fini del mantenimento dell’unità del nucleo familiare, lo status di rifugiato al figlio minore di un genitore a cui tale status è già stato concesso.
I figli di rifugiati sono rifugiati, dunque, per chi vuole riconoscere questa disposizione che la Corte invita tutti a fare in modo che sia “interpretata e applicata” anche se le regole non lo prevedono esplicitamente e gli Stati membri hanno regole diverse in materia al proprio interno.
Non è la prima volta che i giudici di Lussemburgo si esprimono su questioni di immigrazione e famiglia. In tal senso la tutela di quest’ultima può essere sacrificata qualora gli altri membri del nucleo familiare non dovessero avere mezzi di sussistenza propri.