Bruxelles – Adattamento ai cambiamenti climatici “senza frontiere”. La Commissione Europea è il primo attore globale ad unirsi e sostenere finanziariamente il partenariato internazionale “Adaptation without Borders”, che dal 2019 si occupa di rafforzare la cooperazione e creare un’azione multilaterale per rendere le nostre economie più resistenti agli effetti dei cambiamenti climatici. Il coinvolgimento dell’UE è stato reso noto oggi (9 novembre) da Glasgow (Scozia) dal vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, che ha annunciato un contributo iniziale da parte della DG Clima della Commissione di 700mila euro per il 2022.
“Con questi fondi, il partenariato sarà in grado di aumentare significativamente i suoi sforzi per identificare e gestire i rischi climatici transfrontalieri e a cascata, e anche per esaminare le soluzioni”, ha spiegato il vicepresidente in un evento organizzato dall’UE a margine della COP26, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite in corso fino al 12 novembre. “Con i fondi che forniamo, il partenariato sarà anche meglio attrezzato e messo in grado di lavorare con le parti interessate locali per valutare le opzioni politiche per gestire meglio questi rischi e, infine, sviluppare soluzioni resilienti al clima”.
A Glasgow non si discute quindi solo di come contrastare l’aumento delle temperature, ma si ammette che di fronte ai cambiamenti climatici è necessario anche costruire ambienti e società più resistenti ai suoi effetti devastanti. Bruxelles ha lanciato a febbraio una nuova strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, che ha stimato circa 12 miliardi di euro all’anno di perdite economiche dovute a eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico. Ma non ci sono solo i danni economici a preoccupare, quanto anche le ripercussioni sulla salute degli europei, che soffrono sempre più di ondate di caldo a causa del surriscaldamento del pianeta. La strategia, un aggiornamento di una comunicazione del 2013, si è posta l’obiettivo di migliorare la conoscenza dell’impatto climatico e delle soluzioni di adattamento; sfruttare i dati per pianificare l’adattamento e le valutazioni dei rischi; e soprattutto rafforzare la resilienza climatica a livello globale.
Ma in particolare l’UE ha riconosciuto la necessità di maggiori investimenti, sia pubblici che privati, verso Paesi extra UE che non hanno le stesse disponibilità finanziare per migliorare i propri sistemi di adattamento e sono più esposti per ragioni geografiche agli effetti dei cambiamenti. Particolare attenzione all’adattamento in Africa e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, tanto che Timmermans annuncia che durante il prossimo anno, “Adaptation without Borders si concentrerà sulla collaborazione con e attraverso i suoi partner con sede in Africa. Ne sentiremo parlare presto e non vediamo l’ora di collaborare con la Commissione dell’Unione africana e con i pianificatori nazionali di adattamento in entrambi i continenti per imparare gli uni dagli altri a questo proposito”. La decisione di annunciare la collaborazione tra la Commissione europea e Adaptation Without Borders a margine della COP26 è per l’UE un modo per cercare di ispirare anche le altre potenze presenti a Glasgow a imbarcarsi nello stesso progetto.