Bruxelles – Migliaia di polacchi sono scesi in piazza nel corso del fine settimana per protestare contro la legge sull’aborto, che proibisce l’interruzione di gravidanza tranne in caso di stupro, incesto o rischio di morte per la madre.
A scatenare le proteste la notizia della morte di una donna di 30 anni incinta di 22 settimane a Pszczyna, cittadina della Polonia meridionale. L’evento è avvenuto a settembre, ma ne è stata data notizia solo pochi giorni fa. Secondo le ricostruzioni i medici, spaventati dalle possibili conseguenze legali del praticare un aborto che avrebbe potuto salvare la vita alla donna, hanno atteso troppo a lungo e la paziente è deceduta a causa di una setticemia.
I manifestanti sono sfilati nelle strade delle maggiori città della Polonia al grido di “non una di più”. La legge sull’aborto di Varsavia è la più severa d’Europa ed è già stata condannata in passato dal Parlamento europeo, che giovedì 11 novembre tornerà a votare una risoluzione sul tema.
Ma il Paese è in realtà profondamente diviso. Solo pochi giorni fa la presidente della camera bassa del Parlamento Elzbieta Witek ha accettato di discutere una proposta di iniziativa popolare di aumentare ulteriormente le pene per chi “priva della vita un bambino concepito”.
A livello politico, il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS) ha respinto le accuse, liquidando i fatti di Pszczyna come “errore medico”. L’aborto per salvare la vita della madre è legale, dunque i medici avrebbero dovuto praticarlo. Tuttavia il problema è il clima di timore di conseguenze legali, che porta i dottori a essere particolarmente riluttanti ad autorizzare interruzioni di gravidanza.
Le opposizioni, dalla sinistra al centrodestra europeista guidato dal presidente del Partito Popolare Europeo Donald Tusk, hanno criticato una legge che “mette davanti un feto che non ha possibilità di sopravvivere a una madre con una vita avviata, dei piani, una famiglia”. L’accusa è rivolta anche al Tribunale Costituzionale, che con le sue sentenze ha portato all’attuale legislazione. Secondo le opposizioni, la suprema Corte sarebbe ormai di fatto controllata dal governo.