Bruxelles – La pandemia di COVID-19 ha sconquassato i conti pubblici in ogni Stato membro dell’eurozona e dell’UE, rendendo la regole del patto di stabilità superate di fronte alla nuova situazione. “C’è questa consapevolezza”, ma allo stesso tempo “permangono visioni diverse attorno al tavolo”. Serve un rimedio, “non semplice” da trovare, ma la linea appare tracciata. Nell’impossibilità di riformare il patto si potrebbe emendare. E’ quello che lascia intendere Paolo Gentiloni, al termine della riunione dlel’Eurogruppo. “Vorrei evitare che questa revisione venga vista come un altro capitolo di un lunghissimo libro di dibattiti sul Patto di stabilità e crescita. Invece, credo che dovrebbe essere visto come il primo capitolo di una nuova storia“.
Non entra nei dettagli, ma spiega che durante il dibattito “non ho sentito proposte incentrate sui cambiamenti del trattato“. Le regole scritte insieme fin qui non sembrano destinare ad essere stravolte, ma se come sostiene il componente italiano del team von der Leyen “c’è consapevolezza di una grande quantità di debito, da ridurre seriamente a misura di crescita“, allora allegati, postille, note a pie’ di pagina o aggiunte potrebbero essere la soluzione che potrebbe mettere tutti d’accordo.
A fare il gioco dell’Italia c’è la mutata situazione francese. Anche Parigi ha un rapporto debito/PIL superiore al 100 per cento, ben oltre la soglia del 60 per cento prevista dai trattati ora sospesi causa crisi sanitaria. Il ministri delle Finanze francese, Bruno Le Maire, considera questo parametro “obsoleto”, e vorrebbe cambi di rotta che però i Paesi nordici più attenti al rigore considerano ancora un tabù.
“La discussione che tutti conosciamo non è finita”, riconosce Gentiloni, riferendosi alla mai superata contrapposizione tra i fautori di maggiore flessibilità delle regole e gli strenui difensori delle stesse. Per iniziare una nuova storia, per usare le parole del commissario per l’Economia, le opzioni non sono molte.
Il fondo salva-Stati ESM ha messo sul tavolo una proposta di compromesso che vedrebbe inalterato il criterio del deficit – che resterebbe fissato al 3 per cento – ma che innalzerebbe quello del debito – portandolo dal 60 per cento al 100 per cento. Al momento gli Stati attendono la consultazione pubblica avviata dalla Commissione prima di sciogliere la riserva. Gentiloni capisce, e mostra cauto ottimismo. Perché in fin dei conti, spiega, “raggiungere un consenso sul quadro delle regoli di bilancio nell’era post-COVID è cruciale per il futuro dell’euro, ma anche per il UE nel suo insieme”. Scrivere il primo capitolo di una nuova storia appare non impossibile per questa necessità.