Bruxelles – Riduzione dei pesticidi e dei gas serra, aumento della produzione biologica ma anche siccità e calo delle rese globali delle colture dovute all’aumento delle temperature. Da un lato i successi, dall’altro le sfide per la sostenibilità che attraverseranno la filiera agroalimentare italiana ed europea con la strategia ‘Farm to Fork’ e la nuova Politica agricola comunitaria (2023-2027). Sono quelli che sintetizza oggi (8 novembre) Silvia Michelini, a capo della sezione Sviluppo rurale della DG Agri (Direzione generale) della Commissione UE, intervenendo online all’evento ‘Strategia Farm to Fork e Politica Agricola Comune nella prossima programmazione UE 2021-2027 ‘ , organizzato a Roma dall’Ufficio in Italia del Parlamento europeo in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione europea.
Un’occasione per mettere a confronto rappresentanti politici (italiani e europei) e della filiera sul ruolo della PAC – che conta circa 1/3 del bilancio comunitario a lungo termine – e della strategia della filiera agroalimentare nei prossimi anni. “Siamo all’inizio del settennato della programmazione 2021-27″ del nuovo esercizio finanziario “che è di fondamentale importanza per l’agricoltura. I fondi non possono essere sprecati”, con l’idea di avvicinare i cittadini all’agricoltura”, ha ricordato Antonio Parenti, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, aprendo i lavori dell’evento che ha occupato tutta la mattinata. “La parola chiave è sostenibilità, ma” bisogna dire “no ad approcci ideologici, mettiamo in primo piano gli interessi dei cittadini e delle imprese italiane ed europee”, ha ricordato anche Carlo Corazza, responsabile del Parlamento europeo in Italia.
Il tempismo con cui si organizza l’evento non potrebbe essere più centrato, dal momento che l’UE da un lato è in piena fase attuazione della nuova PAC – che questo mese riceverà anche l’ultimo via libera dall’Europarlamento in plenaria – mentre dall’altro partirà dal 2022 la declinazione della strategia Farm to Fork in atti legislativi concreti. Più nel dettaglio, la Commissione Europea sta lavorando “a un quadro legislativo per sistemi alimentari sostenibili, da presentare entro il 2023, a un piano di emergenza per assicurare l’approvvigionamento anche in tempi di crisi” e a un pacchetto di misure “sull’etichettatura che riguardano l’origine dei prodotti, la data di scadenza e profili nutrizionali, che arriveranno alla fine del 2022”, all’interno del quale si inquadra il dibattito sul Nutriscore. Secondo Michelini tanto la nuova PAC quanto la Farm to Fork – la costola agricola del Green Deal europeo – rappresentano “un passo nella giusta direzione per la sostenibilità economica, ambientale e sociale” della filiera.
Per conto del Parlamento Europeo, a Roma è intervenuto Herbert Dorfmann, relatore per la commissione agricoltura (AGRI) per la strategia Farm to Fork che resta oggettivo sui limiti del compromesso raggiunto in sede parlamentare sulla proposta della Commissione Europea. “L’idea di una catena alimentare di più alto valore che porti a alimentazione equilibrata è giusto e nell’interesse di tutti”, ha esordito, mettendo però in evidenza che “la strategia ad oggi risulta sbilanciata su due argomenti”. Da un lato, delle tre dimensioni della sostenibilità (ecologica, sociale ed economica) tende a dare più importanza a quella ambientale, quando invece “bisogna guardare di più alla sostenibilità sociale ed economica altrimenti rischia di fallire”. Dall’altro, pur essendo in teoria dedicata all’intera catena alimentare è essenzialmente concentrata solo sulla parte agricola (farm), “si parla all’80 per cento di agricoltura e non più di filiera”, ha spiegato il relatore parlando di qualche “deficit serio”.
Timori sulla perdita della produttività che sono ribaditi dai rappresentanti della filiera presenti all’evento. “Non vogliamo egoismi in Europa come chi dice semplicisticamente che per inquinare meno occorre produrre meno. Se l’UE riduce la produzione agricola del 15 per cento andiamo incontro ad una profonda instabilità globale”, ha avvertito Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia. Il numero del “15 per cento” è un riferimento a vari studi sulla strategia portati a termine nei mesi scorsi (uno da parte dell’USDA americana e uno del Centro comune di ricerca) che evidenziano un potenziale calo produttivo in Europa legato al tentativo di andare incontro agli obiettivi di sostenibilità. La strada per ridurre l’impatto della filiera sull’ambiente non può essere quella di produrre meno, ma produrre “meglio” facendo ricorso a ricerca e innovazione nel settore. “Siamo un punto di riferimento mondiale per l’agricoltura di precisione e leader con i robot nella trasformazione”, ha aggiunto Scordamaglia.
Alla Strategia agricola si lega la discussione sull’etichetta nutrizionale fronte-pacco, che sarà introdotta con obbligatorietà a partire da fine 2022. Se il sistema francese Nutriscore ha il demerito di aver sostanzialmente diviso l’Europa, dall’altra parte ha anche il merito di unire tutta l’Italia che vi si oppone. “Stanno crescendo critiche” al sistema di etichettatura a semaforo “anche in Europa”, ha osservato l’europarlamentare Paolo De Castro, intervenuto all’evento con un video messaggio registrato. “Serve un sistema scientifico”, ha aggiunto Dorfmann. Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, lo definisce un “sistema di proprietà privata e c’è dietro una strategia delle multinazionali che puntano ad una standardizzazione del cibo a livello globale. Il nutriscore è il cavallo di Troia che permette di omologare le diete a livello globale”. Una decisione da parte della Commissione Europea su quale sistema nutrizionale adottare e armonizzare in UE ancora non c’è, e non ci sarà prima della fine del 2022. E’ certo però che con l’inizio della presidenza di turno della Francia a partire da gennaio il dibattito entrerà pienamente nel vivo.