Bruxelles – Problemi tecnici, difficoltà ad ascoltarsi ma soprattutto a portare avanti il lavoro sulle raccomandazioni politiche per il futuro dell’Europa. Dopo il primo ciclo di incontri fisici a Strasburgo, nel fine settimana i cittadini del primo panel della Conferenza sul futuro dell’UE sono tornati a incontrarsi, questa volta solo in formato online. Si è inaugurato così il secondo round di incontri dei quattro panel che proseguiranno da remoto nei prossimi tre fine settimana di novembre. L’idea è quella di arrivare alla prossima plenaria del 17-18 dicembre con le prime proposte concrete e raccomandazioni alla mano da sottoporre ai rappresentanti delle Istituzioni di Bruxelles.
Da venerdì 5 a domenica 7 novembre è stata la volta dei 200 cittadini del panel dedicato all’economia, giustizia sociale, lavoro, istruzione, gioventù, cultura, sport e trasformazione digitale: hanno fatto un punto su come si è svolta la plenaria di ottobre, si sono nuovamente divisi in sottogruppi, hanno ascoltato il parere di esperti sui vari argomenti e portato avanti il lavoro sulle raccomandazioni. Il primo panel è quello più vasto dal punto di vista tematico e quindi anche quello più dispersivo. Il lavoro è organizzato attraverso 5 filoni tematici, per consentire ai cittadini di scandagliare gli argomenti più da vicino: “Mercato del lavoro”, “Economia per il futuro”, “Società giusta”, “Imparare in Europa” e “Transizione digitale etica e sicura”.
I 200 partecipanti – estratti casualmente tra i quasi 450 milioni di europei – sono stati suddivisi in sottogruppi, come è avvenuto in presenza a Strasburgo, e a ciascuno è stato dedicato un tema specifico.
L’atmosfera dei lavori di questa Conferenza sul futuro dell’UE è complessivamente costruttiva, a dirlo sono tanti interventi che si susseguono nel pomeriggio di domenica. L’organizzazione, però, continua a essere abbastanza caotica e dispersiva, aggravata stavolta dalle modalità “online” di questa riunione. Sono stati diversi a lamentare durante il fine settimana il fatto che servirebbe avere più informazioni sugli argomenti che saranno trattati prima dell’inizio della riunione o anche solo sapere a quale sottogruppo si apparterrà per prepararsi meglio alle discussioni tra cittadini o con esperti. Soprattutto questo primo Panel spazia dall’economia alla cultura alla digitalizzazione e il rischio è quello di creare confusione anche tra i partecipanti. “Si fa fatica a concretizzare così”, sottolinea Antonio dall’Italia.
Questa volta, a rallentare i lavori ci si è messo anche il digitale, uno dei temi al centro del Panel stesso. Non sono mancate difficoltà e problemi tecnici dovuti al fatto di mettere sulla stessa piattaforma Interactio – che solitamente usano le istituzioni europee per le riunioni virtuali da quando è scoppiata la pandemia COVID-19 – i 200 partecipanti provenienti da tutta Europa, insieme ai traduttori e anche gli esperti dei vari argomenti. Problemi di connessione hanno reso ancora più difficile il lavoro di interpreti e traduttori, che hanno fatto fatica a riportare le dichiarazioni dei partecipanti.
Nonostante evidenti difficoltà tecniche, si cerca di portare avanti il lavoro sulle proposte da presentare alle istituzioni europee, che per ora sono solo vagamente accennate. Sul fronte economico, si discute della necessita di rivedere il modello di consumo in Europa e si pensa a una proposta per sanzionare le aziende non abbastanza green e, al contrario, dare sovvenzioni a quelle piccole dalla spiccata vocazione ecologista. Tassare le multinazionali, ma non solo. Si parla anche di uguaglianza e parità di condizioni lavorative per le donne, ma più in generale si discute di come formulare una raccomandazione per salari minimi giusti a livello europeo. E ancora, proprio le difficoltà di connessioni riscontrate rendono importante portare avanti il tema dell’istruzione digitale ponendo fine al divario esistente ma allo stesso tempo trovare un equilibrio per la tutela dei dati.
Da quanto emerso dalla riunione del fine settimana, c’è ancora tanto lavoro da fare prima di arrivare a proposte concrete. I duecento cittadini si riuniranno per l’ultima volta dal 3 al 5 dicembre a Dublino. Occhi puntati alla capitale irlandese perché dovranno arrivare le prime raccomandazioni di questo inedito esercizio di democrazia partecipativa. Poco meno di un mese in cui tanto potrebbe cambiare dal punto di vista sanitario, con un Continente europeo messo alle strette di nuovo dal virus. Se dovessero arrivare nuove restrizioni per far fronte alla pandemia, sarà necessario anche trasformare tutte le successive riunioni della Conferenza sul futuro dell’UE in incontri da remoto. Con il rischio di ridimensionare anche di più i risultati della Conferenza.