Bruxelles – Ventuno Paesi e un impegno per porre fine ai finanziamenti esteri per i combustibili fossili entro fine 2022. La quinta giornata – dedicata all’energia – della Conferenza sul clima della Nazioni Unite, COP26, in corso a Glasgow si apre con un accordo tra una ventina nazioni e cinque istituti finanziari per dirottare gli investimenti alla transizione verde e porre fine a quelli in progetti di energia da combustibili fossili inquinanti. Tra i pochi Paesi dell’Unione Europea ad aver siglato la dichiarazione questa mattina (4 novembre) in extremis c’è anche l’Italia, insieme a Slovenia, Portogallo, Danimarca, Finlandia e per conto dell’UE la Banca europea degli investimenti (BEI).
Una decisione del governo romano arrivata nella tarda mattinata di oggi (4 novembre), che non era prevista fino a ieri. L’intesta tra nazioni e banche – affidata a una dichiarazione congiunta – si applica solo a nuovi sostegni pubblici diretti, quindi quelli già programmati non ne saranno toccati. Gli Stati Uniti – scrive il Guardian – hanno almeno 24 progetti in attesa di combustibili fossili che rappresentano oltre 1,6 miliardi di tonnellate di potenziali emissioni di gas serra, mentre lo stesso Regno Unito (che ospita la COP26 in Scozia) sta autorizzando nuovi giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord. La stessa dichiarazione mette in conto una scappatoia mettendo in conto la possibilità di sostenere progetti all’estero in “circostanze limitate e chiaramente definite”.
Nonostante questo, l’impegno anche per l’Italia è un messaggio positivo. Nell’elenco compaiono anche Canada, Stati Uniti e Svizzera tra i Paesi più sviluppati, per il resto ci sono molte nazioni in via di sviluppo (Gambia, Costa Rica) a cui potenzialmente andranno indirizzati gli investimenti verdi. Assenti “che pesano” Cina e Giappone, due delle grandi economie che ancora finanziano lo sviluppo dei combustibili fossili in tutto il mondo. Secondo le stime, deviare questi finanziamenti dai combustibili fossili agli sforzi a basse emissioni di carbonio genererà circa 8 miliardi di dollari l’anno (quasi 7 miliardi di euro) in tutto il mondo per l’energia pulita. Al netto delle “scappatoie” previste dalla stessa dichiarazione, l’accordo dovrebbe scongiurare nuovi progetti per i combustibili fossili, compreso il tanto divisivo gas naturale.
“Una grande notizia”, commenta l’eurodeputato dei Verdi europei, Bas Eickhout dando il “benvenuto” all’Italia in un tweet. Aggiunge che “questo può solo significare che il Paese non sosterrà nemmeno il gas nella tassonomia dell’UE”. Fa cenno, quindi, al sistema di classificazione degli investimenti sostenibili a cui la Commissione europea lavora in queste ore, dovendo presentare il secondo atto delegato che specificherà quale ruolo attribuire al gas e al nucleare nella transizione. Un dibattito ancora tutto aperto e tra i più divisivi al momento nel Continente. Le conclusioni a cui giunge l’eurodeputato sono tutt’altro che scontate dal momento che anche il governo romano considera il gas utile alla transizione.
Great news! Welcome Italy! This can only mean you will not support gas in the EU's taxonomy either. https://t.co/SjHitZuU9h
— Bas Eickhout (@BasEickhout) November 4, 2021
Soddisfatti anche gli ambientalisti italiani. “Sono questi i segnali concreti sulla strada della decarbonizzazione che auspichiamo escano dalla COP 26 – scrivono in una nota congiunta Greenpeace, Legambiente e WWF Italia –: bene che l’Italia, aderendo alla iniziativa promossa dal governo UK, sia fra le nazioni leader a livello mondiale che hanno deciso a Glasgow di porre fine ai finanziamenti all’estero a sostegno dei combustibili fossili”.
A Glasgow si lavora strenuamente anche per un altro accordo di vasta portata, al quale finora hanno aderito 40 Paesi compresa l’Italia: quello per porre fine “gradualmente” all’era del carbone, tra i combustibili fossili il più responsabile del cambiamento climatico. A confermarlo è la presidenza britannica della COP26, con una nota, un accordo definitivo è atteso nella giornata di oggi. L’impegno dovrebbe prevedere la fine dell’uso del carbone per la produzione di energia elettrica, da raggiungere entro la fine degli anni ’30 per i Paesi più sviluppati e fine anni ’40 per gli altri. Molti Paesi grandi consumatori di carbone, come la Polonia e il Cile o il Vietnam, hanno già aderito, ma ne mancano ancora diversi come l’India, la Cina e anche gli Stati Uniti. In tutto, la coalizione a favore di questo impegno conta 190 parti tra Paesi e altri partner come aziende e banche. “La giornata di ieri (ndr) segna un momento fondamentale nei nostri sforzi globali per affrontare il cambiamento climatico poiché nazioni di tutti gli angoli del mondo si uniscono a Glasgow per dichiarare che il carbone non ha alcun ruolo da svolgere nella nostra futura generazione di energia”, ha commentato il segretario britannico per gli affari e l’energia Kwasi Kwarteng.