Bruxelles – Le ultime consultazioni per la formazione del governo durarono quasi sei mesi. Quelle attuali sono in pieno svolgimento e, come da tradizione tedesca, passano al setaccio ogni piccolo dettaglio. A Berlino, 300 negoziatori di socialdemocratici (SPD), Verdi e liberali (FDP) divisi in 22 gruppi di lavoro stanno lavorando al programma che dovrebbe portare alla cancelleria il socialdemocratico Olaf Scholz, alla guida di un’inedita coalizione tripartita.
I leader dei tre partiti avevano sottoscritto nelle scorse settimane un documento comune, che lasciava però alcuni importanti nodi irrisolti. Il primo e più importante riguarda il clima. Il documento prevedeva che la Germania dovesse abbandonare il carbone “idealmente” entro il 2030. Ma cosa vuol dire nella pratica quell’idealmente? Scartata l’ipotesi dell’imposizione di un limite di velocità sulle autostrade (i liberali si sono opposti categoricamente), i Verdi premono per abolire i sussidi per i pendolari, trovando anche in questo caso l’opposizione di FDP. Più in generale, gli ecologisti sono sotto pressione dal movimento Fridays for Future e dalla loro ala giovanile, che preme per andare molto in là con le misure ambientaliste.
Altro tema caldo è quello fiscale. Innanzitutto c’è un problema chiave: chi farà il ministro delle Finanze? Tale ruolo, oggi ricoperto dallo stesso Olaf Scholz, è quello più delicato nel governo dopo il cancelliere. Il leader liberale Christian Lindner vorrebbe tenerlo per sé, ma in molti storcono il naso anche per via della sua scarsa esperienza amministrativa. Nel documento preliminare, i tre partiti si erano accordati per non alzare le tasse mantenendo il bilancio in pareggio, ma FDP si spinge oltre e vorrebbe anche tagliarle. Verdi e socialdemocratici si oppongono, evidenziando la loro importante concessione di non aumentare le imposte nemmeno sui redditi più alti.
La politica europea ed estera non sono state centrali nel dibattito. Tutti concordano sull’europeismo del nuovo governo e sulla fedeltà alla NATO. Meno armonia c’è sull’aumento delle spese per la difesa (liberali favorevoli, Verdi contrari, socialdemocratici divisi) e sul rapporto con la Russia. La SPD ha parlato apertamente di “nuova Ostpolitik” e difende a spada tratta il gasdotto Nord Stream 2, che è invece avversato dai Verdi.
I gruppi di lavoro dovrebbero terminare la propria attività mercoledì 10 novembre. Eventuali nodi ancora irrisolti saranno a quel punto sottoposti all’attenzione dei leader e, se non ci saranno intoppi, il nuovo governo potrebbe essere pronto per l’inizio del mese di dicembre. Fino ad allora, resterà in carica per gli affari correnti l’esecutivo di Angela Merkel. Se la Cancelliera rimarrà in carica fino al 16 dicembre, diventerà la leader più longeva della storia della Germania, superando il suo padre politico Helmut Kohl.