Bruxelles – “Se Glasgow fallisce, fallisce tutto”. Il primo ministro britannico Boris Johnson riassume bene l’alto livello di aspettative che circonda la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la COP26, che si è aperta ieri (domenica 31 ottobre) e si chiuderà il 12 novembre nella città scozzese. I leader mondiali di quasi 200 Paesi hanno iniziato ad arrivare questa mattina al più grande appuntamento internazionale per invertire la rotta sul cambiamento climatico: una sfida resa ancora più difficile dal fatto che tra sabato e domenica i leader delle 20 più grandi economie al mondo, riuniti a Roma, hanno fallito nel concordare un nuovo impegno ambizioso sul taglio delle emissioni entro la metà del secolo.
Oggi e domani (primo e due novembre) sarà il momento per i capi di stato e di governo, riuniti al Summit dei leader mondiali, per annunciare nuovi impegni per la decarbonizzazione nazionale con cui vogliono contribuire a quella globale. “Il cambiamento climatico rischia di dividerci”, ha avvertito il premier Mario Draghi nel suo intervento, delineando le “serie ripercussioni che il cambiamento climatico” potrebbe avere “sulla pace e la sicurezza globali”. “Può esaurire le risorse naturali, aggravare le tensioni sociali, portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata”.
Solo grazie al dialogo e alla cooperazione “possiamo riscontrare progressi sul cambiamento climatico”. Difende i risultati ottenuti nel weekend al vertice del G20, ospitato dalla presidenza italiana, ma da cui è necessario ripartire per spingersi oltre. “Dobbiamo basarci sull’accordo del G20 e agire più rapidamente e con maggiore decisione, rafforzare i nostri sforzi nel campo dei finanziamenti per il clima”, aggiunge. L’Italia, fa sapere Palazzo Chigi, ha triplicato il suo contributo finanziario alla transizione dei Paesi a basso e medio reddito, arrivando a 7 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Lo sguardo di Draghi è rivolto ai giovani “che ci hanno reso un servizio portando l’agenda sul clima al centro del nostro dibattito politico”. Ora “dobbiamo renderli orgogliosi”, ha detto il premier italiano secondo cui questa COP26 dovrebbe segnare un “salto di qualità nella nostra lotta al cambiamento climatico”.
L’attenzione a ciò che penseranno le nuove generazioni dei risultati della COP26 è il filo conduttore della cerimonia di apertura di oggi. Il summit dei capi di stato e governo è stato aperto nel primo pomeriggio dal premier britannico Boris Johnson, dal momento che la COP26 è sotto la presidenza del Regno Unito. “Non possiamo ignorare l’avviso della scienza. Dobbiamo agire oggi, perché per i nostri figli sarà troppo tardi iniziare a farlo domani”, ha detto il premier britannico, paragonando la situazione della Terra “sempre più calda” a quella del più famoso 007 James Bond, legato a una bomba che distruggerà il pianeta e che deve cercare di capire come disinnescarla. Il monito ai leader è quello ad andare oltre ai soliti “bla, bla, bla” della politica sul clima, dice citando l’attivista per il clima Greta Thunberg, e invitando i Paesi presenti e i grandi assenti a rendere la COP26 “il momento di fare sul serio sul clima”. Se falliremo, saranno i nostri figli a giudicarci. Non possiamo deluderli”, conclude.
“I giovani sanno che un fallimento della lotta ai cambiamenti climatici è una sentenza di morte”, ha aggiunto Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite. “La scienza è chiara e ci dice cosa dobbiamo fare: ridurre le emissioni di gas serra per circoscrivere il riscaldamento, i Paesi del G20 hanno una grande responsabilità perché contribuiscono per l’80 per cento alla produzione di emissioni”. Gli attuali piani nazionali climatici (NCD) “non sono abbastanza” tutti gli stati devono aggiornare i propri piani climatici non ogni 5 anni, ma ogni anno. “Il pianeta cambia di fronte ai nostri occhi, dai mari alla terra all e foreste”. “Il tempo è letteralmente scaduto”, ha ammonito anche il principe del Galles Carlo ai leader mondiali. “Non c’è bisogno di dire che gli occhi e le speranze del mondo sono” su questa COP26, ha aggiunto il principe britannico, da anni impegnato filantropicamente nella lotta ai cambiamenti climatici, sottolineando in particolare il ruolo del settore privato nella lotta al riscaldamento del pianeta, insistendo sul fatto che “non c’è dubbio” che sia “pronto a fare la sua parte”.
Gli obiettivi della COP26
Taglio di emissioni, finanza climatica e regole sull’accordo di Parigi sono i tre grandi temi sul tavolo di Glasgow, su cui si cercheranno in queste quasi due settimane impegni più decisi di quelli attuali. C’è consenso sulla necessità di agire in questo decennio per limitare il riscaldamento globale entro i 1,5 ° C, sulla volontà di smettere di finanziare le centrali a carbone d’oltremare, sulla riduzione delle emissioni di metano. Ma non ancora sulla data precisa per eliminare gradualmente l’anidride carbonica (CO2), il gas serra più inquinante, e raggiungere le emissioni nette zero per affrontare concretamente il riscaldamento terrestre.
Restano da convincere alcuni dei grandi emettitori di CO2, la Cina, l’India e la Russia a mettere per iscritto la data del 2050 per raggiungere la neutralità globale dal carbonio. Il vertice di Roma non ha portato ai risultati sperati su questo fronte, ma si sono offerti solo vaghi impegni, spingendo per la neutralità del carbonio “entro o intorno alla metà del secolo”. A pesare ancora di più sulla buona riuscita della COP26 è l’assenza di alcuni di questi grandi emettitori del pianeta dalla riunione di oggi e domani: quelle già note di Xi Jinping, presidente della Cina e del presidente russo Vladimir Putin, ma anche quella del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che invece ha deciso di ritirarsi all’ultimo minuto.