Bruxelles – In un’accalorata conferenza stampa convocata al Parlamento europeo, quattro eurodeputati (dell’estrema destra) si sono scagliati contro la recente decisione dell’Eurocamera di obbligare chiunque entri nell’edificio a mostrare un green pass a partire dal 3 novembre.
I sei parlamentari sono il romeno Cristian Terheş eBert-Jan Ruissen (ECR), il croato Ivan Vilibor Sincic (Non iscritti), l’italiana Francesca Donato (eletta con la Lega, oggi tra i Non iscritti), Mislav Kolkusic (Non iscritti) e la tedesca Christine Anderson (ID). Il focus del loro discorso è di tipo libertario: “Nessuna autorità pubblica può obbligarci a fare ciò che non vogliamo”, dicono. Tuttavia, la loro retorica sfocia più di una volta nel populismo e nell’anti-vaccinismo. Anderson ha dichiarato che “le vaccinazioni non hanno cambiato la situazione, dal momento che anche i vaccinati possono prendere e trasmettere il COVID-19” e che “nessuna élite è mai stata interessata al benessere dei cittadini, perché dovrebbe esserlo questa?”. Per la deputata tedesca, l’unica cosa certa dell’attuale situazione sono i miliardi di euro di profitti delle case farmaceutiche. “Nessuna istituzione”, ha concluso Anderson, “può obbligarmi a vaccinarmi in cambio della mia libertà. Io sono e resto una persona libera a prescindere”.
Particolarmente accalorato l’intervento di Terheş, che ha sventolato una copia del contratto firmato nel novembre 2020 tra la Commissione europea e le case farmaceutiche, pieno di omissis sulle parti più sensibili. “La differenza tra tirannia e democrazia è molto semplice. Quando il governo sa tutto su di te è tirannia. Quando tu sai tutto sul governo, è democrazia”. “Il Parlamento”, ha concluso il deputato romeno, “dovrebbe essere la più democratica delle istituzioni UE, perché è eletto direttamente dai cittadini”.
Donato, che ha lasciato la Lega dopo che questa ha dato il suo benestare al green pass, ha sostenuto che “l’obbligo di tampone per i non vaccinati è fortemente discriminatorio, dal momento che fa pensare che solo i non vaccinati possano avere il virus” e che “l’obbligo di green pass mina molti diritti fondamentali, a partire da quello al lavoro”. Simile il discorso di Sincic, che sostiene che “il green pass dà un falso senso di sicurezza, non avendo alcuna base scientifica” e che “rischia di essere addirittura controproducente”. Anche il deputato croato ha posto l’accento sulle libertà fondamentali che a suo giudizio sarebbero calpestate da questa decisione.
Più pacatamente e con atteggiamento aperto al dialogo preoccupazioni per questioni di privacy e di possibili discriminazioni derivanti dall’obbligo di green pass, sono state avanzate in una lettera al presidente del Parlamento europeo David Sassoli anche da un fronte di deputati dei maggiori gruppi politici. Tra i firmatari, il popolare François-Xavier Bellamy, la socialista Maria Grapini, il conservatore Robert Roos e la verde Michèle Rivasi.