Bruxelles – La sicurezza degli istituti di credito e la loro capacità di resistere agli shock dipende dai loro dirigenti. L‘UE opera dunque una stretta sui manager delle banche, rompendo un tabù che voleva i quadri mai responsabili per problemi finanziari. Il nuovo pacchetto bancario proposto dalla Commissione europea, tra le varie cose, offre più poteri alle autorità di vigilanza. Queste potranno e dovranno valutare se il personale dirigente ha le competenze e le conoscenze necessarie per la gestione di una banca.
I controlli sui dirigenti potranno essere effettuati prima e dopo la nomina. “Ai supervisori saranno dati più poteri per verificare se le transazioni sono corrette e se i gestori delle banche sono idonei e adeguati”, sottolinea il vice presidente della Commissione responsabile per “un’Economia al servizio delle persone”, Valdis Dombrovskis. “L’Europa ha bisogno di un settore bancario forte per continuare a prestare all’economia mentre ci riprendiamo dalla pandemia di COVID-19”, e dirigenti all’altezza della situazione diventa uno degli elementi chiave per la sostenibilità del sistema bancario a dodici stelle.
Le regole UE che cambiano, dal 2025
Più in generale l’esecutivo comunitario procede con una proposta di modifica della direttiva sui requisiti patrimoniali, una proposta di modifica del regolamento sui requisiti patrimoniali e una proposta di modifica del regolamento sui requisiti patrimoniali in materia di risoluzione.
Inizia ora il confronto con Consiglio e Parlamento. Ma al netto della durata del processo legislativo e decisionale, la Commissione propone di concedere alle banche e alle autorità di vigilanza più tempo per attuare adeguatamente la riforma nei loro processi, sistemi e prassi e iniziare ad applicare le nuove regole dal 1° gennaio 2025.
Non solo manager e staff, sostenibilità al centro dell’azione bancaria
L’UE opera la stretta sui manager delle banche, ma si spinge anche oltre. La Commissione europea intende adattare il sistema creditizio europeo alle nuove sfide e alla nuova agenda politica, comunitaria e internazionale. Ogni banca dovrà saper gestire e monitorare i rischi ambientali, sociali e di governance, in linea con gli obiettivi fissati nella strategia di finanza sostenibile dell’UE. Alle autorità di vigilanza bancaria nazionali verranno dati nuovi poteri necessari per valutare questi tipi di rischi.
“Incorporando le valutazioni del rischio ambientale e sociale, le banche saranno meglio preparate e protette per far fronte a sfide future come i rischi climatici”, enfatizza la commissaria per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness.
La nuova vocazione ‘green’ del sistema bancario risponde anche alle preoccupazioni sollevate dalla Banca centrale europea, secondo cui il ripetersi di avvenimenti estremi rappresenta un rischio per la sostenibilità finanziaria delle banche e, di conseguenza, per il finanziamento dell’economia reale.
Con le nuove regole, alla luce di nuove responsabilità, le Banche centrali avranno maggiori poteri sanzionatori per far rispettare le regole, anche nelle filiali di gruppi extra-UE che operano sul territorio dell’Unione. Banche e loro amministratori sono avvisati.
Si amplia il raggio del consolidamenti di bilancio
Tra le proposte di modifica al regolamento sui requisiti di capitale, la Commissione rimette mano al settore, toccando ambiti a oggi rimasti scoperti. Si ravvede la necessità di “chiarire le disposizioni in materia di consolidamento prudenziale” per i gruppi finanziari che fanno capo a società fintech, vale a dire imprese che operano con strumenti digitali applicati in ambito finanziario. Si vuole una “vigilanza controllata” per questi soggetti, oltre ad “altri soggetti che esercitano direttamente o indirettamente attività finanziarie”.
In tal senso le imprese di servizi ancillari” (ASU) dovrebbero essere considerate istituzioni finanziarie e quindi essere incluse nell’ambito del consolidamento prudenziale, così come le società di partecipazione finanziaria e gli istituti finanziari. Le proposte odierne introducono anche standard minimi per la regolamentazione e la vigilanza delle filiali delle banche di Paesi terzi nell’UE.
Le reazioni
Le nuove misure piacciono, ma solo parzialmente. Sven Giegold, deputato europeo dei Verdi e portavoce del gruppo per le questioni economiche, riconosce da una parte che “le nuove regole bancarie rafforzano la stabilità finanziaria in Europa”, e che con le modifiche proposte “i mercati finanziari europei diventeranno un po’ più a prova di crisi”. Dall’altra parte, però, il capitolo relativo alla sostenibilità risulta carente. “Non esiste un calendario chiaro e vincolante per l’integrazione tardiva dei rischi di sostenibilità nei requisiti patrimoniali”, lamenta l’esponente dei Greens.
“Sostengo la proposta della Commissione, che ha chiesto di rinviare al 2025 l’applicazione” delle nuove regole, commenta Patrizia Toia (PD/S&D), vicepresidente della commissione Industria del Parlamento europeo, convinta che “ora è piuttosto il momento di potenziare gli strumenti di solidarietà portando a termine il cantiere dell’unione bancaria avviato con la crisi dell’euro”.
Soddisfatto il vicepresidente del Parlamento UE, Fabio Massimo Castaldo. “Con la proposta di oggi della Commissione europea siamo all’ultimo miglio del percorso di attuazione di Basilea III”, l’accordo internazionale per il rafforzamento del sistema bancario messo a punto dopo la crisi finanziaria del 2008. L’esponente del Movimento 5 Stelle ricorda che “se applicate in maniera troppo stringente, le nuove regole di Basilea rischiano di determinare una diminuzione del credito a danno di chi ne ha più bisogno, in particolare le piccole e medie imprese”. Per questo motivo invita la Commissione a “garantire un approccio normativo graduale e proporzionato”,