Bruxelles – “Siamo contro una Super League chiusa di club d’élite del calcio europeo”. Tomasz Frankowski (Ppe) parte dal tentato blitz di alcune squadre di creare una competizione alternativa alla Coppa dei campioni/Champions League a sistema bloccato per spiegare le ragioni dietro la mozione approvata dalla commissione Cultura del Parlamento europeo. Il relatore del testo chiarisce che l’accaduto ha imposto un ripensamento a livello europeo. Risultato: il Parlamento Ue dice ‘no’ a ogni progetto di super-lega.
Una riforma in grande stile in particolare del calcio, e in senso generale anche dello sport, quella contenuta nel testo approvato praticamente all’unanimità (29 favorevoli, 1 voto contrario, 1 astenuto) e all’esame dell’Aula a fine novembre. Il testo non ha natura vincolante, e la Commissione europea, in caso di adozione, potrebbe anche non tenerne conto. Ma il Parlamento manda comunque un segnale politico, in particolare al mondo del pallone.
Gli europarlamentari chiedono “maggiore trasparenza” nelle operazioni di calcio mercato. Per i trasferimenti dei giocatori da un club all’altro si ventila l’idea di un “un quadro dell’UE per lo scambio dei tesserati che includa gli standard del mercato del lavoro e le normative finanziarie dell’Unione europea”. Quindi si propone di generalizzare il limite del 49% di controllo privato dei club, secondo la regola già in vigore in Germania. Non finisce qui. Sempre al mondo del calcio si vorrebbe che le federazioni sportive nazionali uniformassero i pagamenti dei premi per uomini e donne.
Si parte dal calcio, per via della sua forte attenzione e copertura mediatica, ma si guarda oltre. Si vuole usare lo sport come mezzo di integrazione vera. La mozione approvata dalla commissione Cultura chiede di aumentare la visibilità mediatica delle competizioni che coinvolgono atleti con disabilità, e utilizzare l’attenzione che lo sport ha su pubblico e opinione pubblica, soprattutto quello dei massimi livelli (le varie serie A) per accrescere la consapevolezza dei problemi affrontati dalla comunità Lgbti.
Il nemico non è dunque la Super-League, ma il suo sotto-pensiero. I deputati vogliono che l’UE formi la cultura sportiva europea in conformità con i valori dell’UE di solidarietà, sostenibilità, inclusione, concorrenza aperta ed equità. L’obiettivo, spiega il relatore Frankowski, è “lavorare insieme contro le forze che minacciano questo modello sportivo basato sui valori in Europa e che intendono di minarlo con una pura visione dello sport basata sul profitto”. Per queste ragioni il Parlamento Ue dice ‘no’ a ogni progetto di super-lega. Si attende il prossimo passo di questa partita, ancora non chiusa.