Bruxelles – Donald Tusk è ufficialmente tornato in campo. Scelto dal 97 per cento degli iscritti a Piattaforma Civica (PO), l’ex presidente del Consiglio europeo è il nuovo leader del principale schieramento di opposizione al governo sovranista di Mateusz Morawiecki.
Quella di Tusk era l’unica candidatura per la leadership di PO, benedetta però da un’alta affluenza al voto tra gli iscritti (73 per cento). Insieme a lui, sono stati eletti anche i 16 leader regionali del partito, per i quali c’è stata qualche polemica dal momento che sono tutti uomini, sebbene Piattaforma Civica dichiari di avere tra le proprie priorità l’impegno per una maggiore uguaglianza di genere.
Tusk è attualmente anche presidente del Partito Popolare Europeo (PPE). In virtù di questo ruolo, ha partecipato giovedì 21 ottobre al summit del PPE precedente al Consiglio europeo. In tale sede ha affermato di aver ricevuto dai compagni di partito rassicurazioni sull’arrivo dei fondi del Next Generation EU destinati alla Polonia, ancora bloccati per via delle questioni riguardanti lo stato di diritto. “I polacchi non saranno puniti per la testardaggine del loro governo”, ha dichiarato il leader di Piattaforma Civica. Proprio la questione polacca è stata uno dei principali temi di discussione del Consiglio europeo, dove i capi di Stato e di governo dell’Unione hanno condannato le interferenze dell’esecutivo di Varsavia nella magistratura, ma non hanno voluto propendere per delle sanzioni.
Tusk ha ora l’obiettivo di coalizzare le forze europeiste per sfidare l’attuale maggioranza sovranista alle elezioni del 2023. Piattaforma Civica è attualmente già alleata con altre forze più piccole di ispirazione liberale, social-democratica e verde in una compagine chiamata “Coalizione Civica”, che al momento i sondaggi stimano intorno al 26 per cento. Il partito di governo Diritto e Giustizia verrebbe invece scelto dal 39 per cento dei polacchi. Il presidente del PPE punta sulla sua leadership carismatica per ribaltare la situazione e tornare a guidare il governo di Varsavia, come ha già fatto tra il 2007 e il 2014.