Bruxelles – Rinnovabili sì, ma non bastano. Ursula von der Leyen apre ufficialmente all’energia nucleare nel mix energetico futuro dell’Unione, come “fonte energetica stabile” per l’UE che insieme al gas naturale avranno un ruolo importante verso un Continente a zero emissioni entro il 2050. “Abbiamo bisogno di più energie rinnovabili, sono più economiche, prive di carbonio e le produciamo in casa”, ma “abbiamo anche bisogno di una fonte stabile, il nucleare e, per la nostra transizione, del gas”.
La presidente della Commissione Europea parla in questi termini nella conferenza stampa che questo pomeriggio (22 ottobre) ha chiuso la due giorni di Consiglio Europeo, in cui i leader UE hanno discusso anche di come affrontare nel breve e medio periodo il rincaro dei prezzi dell’energia. In parte il “legame” dell’UE con il gas lo aveva sottolineato già nel suo confronto con la plenaria dell’Europarlamento di questa settimana, mentre questa ammissione sull’energia dell’atomo è tutta nuova e destinata ad avere conseguenze importanti.
Come scrivevamo questa mattina, il nucleare è stato l’elefante nella stanza della prima giornata di vertice dei leader dal momento che la crisi del gas ha imposto una nuova riflessione sulla diversificazione del mix energetico nazionale ma anche europeo. Ci sono almeno 10 Paesi – Francia in testa – che chiedono all’Unione di non escludere il nucleare come energia di transizione a basse emissioni di carbonio e molti altri si sono mostrati aperti a discuterne. Sulla base di queste dichiarazioni, von der Leyen si spinge oltre e conferma che la Commissione presenterà “la nostra proposta di tassonomia”, l’insieme di criteri con cui definire un’attività economica o un investimento sostenibili, e a questo punto sembra chiaro che includerà sia gas naturale sia nucleare tra le energie di transizione.
La Germania, patria di von der Leyen, era tra i Paesi che più ha frenato questa apertura al nucleare, storicamente legata al gas e alle rinnovabili e che ha deciso di dire addio all’energia dell’atomo dopo l’incidente di Fukushima. Tra chi vi si oppone c’è la consapevolezza che se è vero che è una fonte di energia a basso contenuto di carbonio, è vero anche che esiste un problema di sicurezza e difficoltà per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, che ancora oggi è una questione irrisolta in molti Paesi, compresa l’Italia. Tuttavia, la crisi dei prezzi di gas ed elettricità impone all’UE di pensare alla sua indipendenza energetica, dato che ora il gas la rende dipendente per oltre il 90 per cento dalla Russia.
I leader hanno discusso le misure a breve termine presentate dalla Commissione e secondo la presidente c’è stata convergenza. A medio e lungo termine Bruxelles esaminerà altre proposte come una riserva strategica di gas e appalti congiunti, a cui aderire probabilmente su base volontaria. Non esclude l’idea che si arrivi a un disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità (che comprendono rinnovabili e nucleare insieme) da quelli del gas, che oggi invece sono insieme. “Questa combinazione è ancora quella giusta per il futuro, o dobbiamo adattarci?”, si chiede. Perché le rinnovabili e il nucleare sono prodotti in Europa e “ci rendono indipendenti”, mentre il gas continua a determinare la dipendenza energetica dell’UE e ne mina anche l’autonomia geo-strategica.