Bruxelles – Nessuna sanzione contro la Polonia, nessun mandato alla Commissione per bloccare il piano di ripresa di Varsavia. Il vertice del Consiglio europeo sul rispetto dello Stato di diritto partorisce il più classico dei topolini. Il tema messo sul tavolo è destinato a restare sul tavolo, ma tra i leader ha prevalso la voglia di non farlo saltare. E’ soprattutto la linea espressa da Angela Merkel. La cancelliera tedesca, in quello che con ogni probabilità è il suo ultimo summit, ha avvertito di evitare strappi con i Paesi dell’est, perché le conseguenze potrebbero essere irreversibili.
Già, i Paesi dell’est, al plurale. La messa in stato d’accusa della Polonia per la sua politica volta a indebolire l’indipendenza della magistratura e un sistema giuridico che tende a mettere in discussione il primato di diritto dell’UE, si traduce in uno scontro contro membri del club a dodici stelle arrivati col grande allargamento del 2004. Con la Polonia si schierano Ungheria e Slovenia. Questi tre Paesi ritengono che l’UE abbia troppa voce in capitolo, e che, tacendo su questo i trattati, la supremazia di diritto comunitario si limiti a quelle competenze esclusive che la Carta attribuisce alla Commissione.
Un nutrito blocco di capi di Stato e di governo avrebbe voluto provvedimenti contro Varsavia. E’ soprattutto il primo ministro olandese, Mark Rutte, ad aver evocato la bocciatura del piano di ripresa e il congelamento dei fondi europei. Una linea sposata da Belgio, Irlanda, e il fronte scandinavo. Ma tra i leader la linea a prevalere è quella del dialogo. C’è la consapevolezza che non si può transigere, ma allo stesso tempo va evitato lo scontro. La linea Merkel, sostenuta anche dalla Francia e dall’Italia.
Al termine delle quasi due ore di discussione del tema messo in agenda all’ultimo momento nessuna sanzione alla Polonia, dunque. Si conferma un’Unione divisa e alle prese con un problema esistenziale forte, ma non si dà mandato alla Commissione europea di agire. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha preso atto delle posizioni attorno al tavolo, ha concluso che il dialogo politico deve continuare a trovare soluzioni. Il dibattito di questa sera “è un passo che dovrebbe portare a soluzioni”, confidano fonti informate.
Se in Consiglio si prende tempo, la Commissione europea non ne ha. La grande sconfitta di questo confronto fin qui è Ursula von der Leyen. Su di lei grava l’azione del Parlamento europeo, che ha fatto causa all’esecutivo comunitario per la mancata applicazione del regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto. A chiedere provvedimenti è solo il Parlamento. Il Consiglio si riaggiorna, mentre la Commissione intravede la Corte di giustizia, e Varsavia e soci tengono in ostaggio l’Unione mettendola in discussione nei suoi fondamenti.