Bruxelles – Gli addetti ai lavori ammettono che se si guarda agli argomenti, quella del vertice dei capi di Stato e di governo è “un’agenda pesante”. Caro-energia, pandemia, Stato di diritto, commercio, immigrazione e transizione digitale. L’agenda dei leader, ad una prima occhiata, è di quelle impegnative. Ma non nella pratica. E’ un vertice dei leader povero di decisioni, quello in programma domani e venerdì (21 e 22 ottobre) nella capitale dellUE.
La vera novità di questo appuntamento è che senza dubbio sarà l’ultimo per il primo ministro svedese, il socialdemocratico Stefan Lofven, e con molte probabilità l’ultimo summit anche per Angela Merkel. Per la cancelliera tedesca si tratta del Consiglio europeo numero 107, in 16 anni. Una pausa dei lavori è prevista per le foto di rito, ed è questo l’elemento che più di ogni altro rende frizzante l’incontro.
Neppure la discussione sullo Stato di diritto sembra destinata a movimentare un’agenda sui cui temi grandi passi avanti non sono attesi. L’avvio di procedure contro le presunte inazioni della Commissione derubrica di fatto il dibattito come a un conflitto inter-istituzionale con il Parlamento. Qualche delegazione ha voluto che si sollevasse il tema della supremazia del diritto UE e della Polonia. Ma al netto degli interventi dei diretti interessati – il primo ministro olandese che ha voluto il tema in agenda, il primo ministro polacco che dirà la sua, e la presidente della Commissione UE che interverrà – non si intende procedere oltre.
La lettera di invito del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, recita che il vertice “toccherà” la questione. Nessuno vuole un dibattito approfondito, tenuto conto che uno se n’è tenuto già in Parlamento europeo, e che la questione politica “deve essere sostenuta a livello giuridico per essere portata avanti”, ricordano gli addetti ai lavori. Tradotto: non spetta in Consiglio dirimere contese legali, e si attendono chiarimenti in merito prima di spingere sull’accelerazione.
Da parte olandese c’è la voglia di tenere il punto, come per il presidente francese Emmanuel Macron. Anche lui arriverà a Bruxelles deciso a rivendicare il valore europeo. Al netto di convinzione personali c’è l’opportunità di parlare al proprio elettorato interno. In primavera si vota e in Francia i sovranisti euro-scettici di RN vanno contrastati. Senza contare che senza più Merkel, serve un nuovo punto di riferimento.
Per Macron il vertice è quello dell’opportunità. Ha l’occasione di ergersi a leader vero. E difendere gli interessi francesi. Il dibattito sull’energia vedrà l’inquilino dell’Eliseo difendere il ruolo del nucleare in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e dell’ambiente.
A proposito, l’Italia ha voluto che l’espressione “sicurezza degli approvvigionamenti” comparisse nelle conclusioni del vertice. Fin qui desiderio esaudito, che rende il nostro Paese soddisfatto. Si richiama la necessità di misure senza legare le mani di nessuno. Roma in questo momento non è schierata apertamente sull’energia da atomo, ma guarda ai diversi mix e alla convenienza dei loro componenti. Ma di energia si riparlerà in occasione della riunione straordinaria dei ministri del 26 ottobre.
La delegazione italiana, Mario Draghi in testa, si attende anche passi avanti sul capitolo relativo all’immigrazione. Si tratta della dimensione esterna. Si vogliono piani dettagliati per partenariati con i Paesi terzi e investimenti in questi Paesi. Si vuole dalla Commissione una risposta finanziaria, con impegni chiari in termini di risorse da destinare a queste politiche. L’intenzione di destinare il 10% dei fondi dello strumento di bilancio per l’azione esterna, lo sviluppo e il vicinato (fondi NDICI, pari a 72 miliardi di euro per il periodo 2021-2027) è considerato un passo avanti positivo.
Qui nessun approfondimento. Il tema resta motivo di divisioni. I Paesi Bassi hanno preoccupazioni sui movimenti secondari, quelli tra Stati membri dell’UE. Si teme che gli Stati europei di primo arrivo, come l’Italia, facciano poco per fermare al proprio interno i richiedenti asilo. Se il tema si sollevasse, si rischierebbe un ingolfamento, peraltro inutile, dei lavori. E’ convinzione dei Paesi di primo arrivo che il fenomeno dei movimenti secondari non può essere risolto se prima non si risolve quello dei movimenti primari. Sollevare questa argomentazione vorrebbe dire aprire il vaso di pandora della redistribuzione dei migranti, che non è all’ordine del giorno e che proprio per questo non si vuole inserire in agenda.
Nessuna novità prevista sul fronte Covid. Qui i Ventisette non condivideranno preoccupazione, quanto l’attenzione a ché i progressi raggiunti non subiscano battute d’arresto. Coordinamento della risposta resta la parola d’ordine per tutti. Anche qui, seguiranno aggiornamenti.
Sul digitale il principale obiettivo è dare impulso alle iniziativa della Commissione. Dunque, anche in questo caso, grandi novità non sono attese. Nel dibattito sul commercio non si farà alcun riferimento alla Cina, e le conclusioni in tema di energia non comprenderanno la Russia.
Agenda carica di temi importanti solo fa un punto di vista formale, dunque. Alla fine è un vertice dei leader povero di decisioni quello che si consumerà a Bruxelles.