Bruxelles – Il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che esorta Stati membri e Commissione europea a migliorare le condizioni dei professionisti dell’arte e della cultura, tra i lavoratori più colpiti dalla pandemia di COVID-19. Nel complesso, il settore ha subito una perdita del 30 per cento negli ultimi due anni, che salgono al 70 nel campo della musica e al 90 in quello delle arti performative.
L’aula di Strasburgo ha votato una risoluzione (dunque un testo non legislativo) che richiede alla Commissione europea di proporre uno “statuto europeo dell’artista”, che definisca un quadro comune sulle condizioni di lavoro e standard minimi sociali per tutti i Paesi UE. I deputati affermano che gli Stati membri dovrebbero garantire ai freelance e ai lavoratori autonomi, compresi gli artisti e i lavoratori culturali, l’accesso alla contrattazione collettiva.
Nello specifico, il testo richiede agli Stati membri di rimuovere gli ostacoli al lavoro transfrontaliero e al riconoscimento delle competenze, evitando ad esempio la doppia tassazione. Inoltre, i deputati auspicano la creazione di programmi specifici dedicati alla mobilità dei giovani artisti. Importante anche il capitolo riguardante le piattaforme streaming, di cui inevitabilmente gli artisti hanno fatto grande uso nel periodo in cui le esibizioni dal vivo erano vietate. Esse impongono spesso agli autori delle “clausole di buyout“, con cui acquistano il loro pieno diritto d’autore in cambio di un pagamento una tantum. In tal modo, gli artisti sono privati delle loro royalties, che sono quasi sempre una decisiva fonte di guadagno. I deputati chiedono dunque alla Commissione di garantire che le entrate siano debitamente ed equamente distribuite.
Il testo, preparato dalla lussemburghese di Renew Europe Monica Semedo, ha ricevuto 543 voti favorevoli, 50 contrari e 107 astensioni. Tutti gli eurodeputati italiani hanno votato a favore, con l’eccezione di quelli di Lega e Fratelli d’Italia che si sono astenuti.