Bruxelles – Nessuna rivoluzione copernicana. Non per il momento, almeno. La comunicazione della Commissione europea sulle regole di bilancio serve solo a rilanciare il dibattito. Un esecutivo comunitario timoroso e titubante decide che in assenza di coraggio è bene prendersi più tempo per capire come muoversi, e prima di procedere alla riforma del patto di stabilità chiede orientamenti.
Investimenti e riforme restano le parole chiave dell’impianto della politica UE, sia per rilanciare le economie nazionali dopo la pandemia di COVID-19, sia per permettere la transizione digitale e sostenibile. Ma il patto di stabilità sarà modificato più avanti. La Commissione condurrà un sondaggio on-line fino al 31 dicembre, e solo nel primo trimestre del 2022 fornirà orientamenti per la politica fiscale per il prossimo periodo.
La pandemia ha peggiorato lo stato di salute delle finanze pubbliche. Deficit e debito sono aumentati. L’eventuale riscrittura delle regole, che appare inevitabile, deve tenere conto di almeno cinque fattori. In primo luogo la necessità di ridurre rapporti debito pubblico elevati e divergenti in modo sostenibile e favorevole alla crescita. Quindi si insiste su una politica di bilancio coordinata, per cui va trovato uno spazio di bilancio in tempi favorevoli. Inoltre va garantita la spesa, poiché la doppia transizione richiederà massicci investimenti (privati ma anche pubblici) e riforme. Quindi si chiede semplificazione, una maggiore titolarità nazionale e una migliore applicazione di regole. Infine si chiedono quadri fiscali nazionali “solidi” così da garantire una governance economica efficace.
Come le regole comuni si tradurranno non è chiaro. Nessuna proposta sulle regole di deficit e debito. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, si limita a ricordare che “finanze pubbliche sane sono un ingrediente essenziale per l’economia europea”, e dunque tenere i conti in ordine è un principio che non cambierà. “Ma la riduzione del debito deve essere realistica e compatibile con una strategia di crescita sostenibile”.
Al netto di principi, nessun dettaglio sulla regole. C’è chi si attende che sia rivista, ma l’impressione è che il team von der Leyen non voglia esporsi e si rivolge al pubblico, con il sondaggio composto da 11 domande. Tra queste due completamente nuove rispetto alle nove precedentemente individuate. La prima intende sapere se oltre alle sfide poste dalla pandemia, “ci sono altre sfide che il quadro di governance economica dovrebbe considerare oltre a quelle identificate finora?”. Una domanda che da sola fa capire la difficoltà dell’esecutivo comunitario a gestire la situazione. La seconda domanda originale è legata al meccanismo per la ripresa e il recovery fund. Come può tutto ciò influire sulla governance economica?
“Oggi lanciamo un dibattito pubblico”, chiarisce Valdis Dombrovskis, commissario responsabile per un’Economia al servizio delle persone. “Vogliamo ascoltare opinioni e idee e costruire consenso e titolarità per un’efficace sorveglianza economica”.
Il cantiere è aperto, e tale resterà. Chi si aspettava proposte e bozze di riforma del patto di stabilità rimarrà deluso. Arriveranno nella prima parte del 2022, con l’intento – e l’auspicio – che entro il 2023 gli Stati troveranno un’intesa sulle misure al momento mancanti. Le tempistiche rischiano di essere piuttosto strette. Il patto di stabilità è stato sospeso fino a che i livelli di crescita torneranno quelli pre-pandemia, e nei fatti sia l’UE sia la sua zona euro ci sono già.