Bruxelles – Redistribuzione equa dei migranti tra gli Stati membri, solidarietà e approccio “dignitoso dal punto di vista umano” alla gestione delle richieste d’asilo. Sono i temi delle migrazioni e dell’integrazione a tenere banco durante il quarto e ultimo panel dei cittadini della Conferenza sul futuro dell’Europa che si è aperto venerdì 15 ottobre a Strasburgo.
“Perché per l’UE è tanto difficile avere una gestione unica delle frontiere e delle migrazioni”, si è chiesto Christian dall’Italia, uno degli ultimi 200 cittadini scelti casualmente da ogni parte d’Europa che si sono riuniti nel fine settimana nei locali del Parlamento europeo per discutere del futuro dell’Europa. Questa volta il focus era sul ruolo del Continente nel mondo e sulla gestione dei flussi migratori, uno dei temi su cui gli Stati membri sono più divisi e su cui pende ormai da un anno un tentativo di riforma proposto dalla Commissione Europea.
Riformare Dublino
Anche a Strasburgo è viva l’idea di “rivalutare la Convenzione di Dublino”, quel regolamento che regola la politica migratoria dell’UE dal 1997 (fu adottato nel 1990), con qualche modifica fatta nel 2003 e poi nel 2013. Di fatto, Dublino ha fatto ricadere per anni la pressione migratoria sui Paesi di frontiera, Italia e Grecia in primis, che più hanno risentito dell’aumento dei flussi del 2015-2016. Si chiama ‘principio del Paese di primo ingresso’ – che vincola i rifugiati a identificarsi e rimanere nel primo Paese UE in cui hanno messo piede – anche se nella nuova proposta di riforma sono state estese le opzioni con cui gli Stati membri possono contribuire a un meccanismo più solidale e più rapido di trasferimento dei migranti in arrivo in Europa o di rimpatrio nei Paesi di origine.
Vengono proprio da Roma e Atene alcuni dei cittadini che intervengono nel corso del dibattito per sottolineare quanto i loro Paesi risentano del tema e della pressione migratoria “soprattutto nei mesi estivi” e si chiedono perché non si sia adottato già un approccio di maggiore solidarietà.
Cinque filoni tematici
Al termine dei tre giorni i cittadini hanno approvato i cinque filoni tematici, che serviranno per strutturare le prossime discussioni nei panel e nella plenaria della Conferenza e individuare le istanze vere e proprie da portare all’attenzione delle istituzioni. Il primo riguarda “l’autonomia e la stabilità dell’Unione Europea”, come superpotenza che non dipende da Paesi terzi; il secondo, è l’UE come un partner internazionale per gli altri Paesi a livello commerciale, relativamente all’azione climatica e ambientale e per la promozione dei valori (democratici) europei; il terzo si sofferma invece sul ruolo dell’Unione europea “in un mondo pacifico”, perché l’UE dovrebbe impegnarsi alla sicurezza e alla difesa per creare maggiore stabilità anche nel resto del mondo.
Gli ultimi due riguardano propriamente le migrazioni: il cluster numero quattro si sofferma sulla necessità di affrontare il tema migratorio con un approccio dignitoso dal punto di vista umano, con analisi delle cause profonde che spingono i migranti a partire e trovare soluzioni alle pressioni migratorie su alcuni Stati, con elevati standard umanitari e integrazione ai profughi. In ultimo, la responsabilità e la solidarietà in un sistema di redistribuzione equa e solidale, con un approccio comune alle richieste di asilo. Gli ultimi due cluster tematici, come hanno confermato gli organizzatori, sono stati quelli con il maggior numero di proposte o interventi sulla piattaforma multilingue in cui tutti i cittadini possono inviare i loro contributi.
Una difesa comune europea
Quanto all’azione esterna dell’Unione – in sostanza la sua politica estera – nella giornata di sabato i cittadini hanno potuto dialogare anche con Federica Mogherini, ex alta rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza e ora rettrice del College d’Europa, che ha ricordato il ruolo dell’UE come “superpotenza sulla scena globale”. Spesso il ruolo di Bruxelles come superpotenza “non viene percepito abbastanza all’interno dell’Unione europea, ma dal Giappone al Cile, dal Canada all’Australia i nostri partner nel mondo hanno nell’Unione un pilastro, un partner estremamente importante in tanti ambiti”, dalla sicurezza alla diplomazia. Tra le sfide che attendono il Continente nella sua azione esterna, Mogherini cita la necessità di “dare coerenza ai propri valori all’interno” così da darne seguito anche all’esterno, di portare avanti l’allargamento dell’Unione europea – che oggi risulta in stallo – includendo anche i Balcani occidentali, che “già fanno parte del Continente europeo”, e dar vita a una politica equilibrata con la Cina.
Ma anche portare avanti lo sviluppo di una difesa europea – un dibattito riaperto dalla crisi di agosto in Afghanistan – e una “cosa che già si era iniziata a fare durante il mio mandato ma che fu poi congelata”, ricorda Mogherini in riferimento agli anni 2014-2019 quando era a capo della diplomazia europea. Difesa comune non va intesa tanto in contrapposizione alla NATO, ma “per rafforzare al contrario” l’Alleanza atlantica “e i suoi scopi”, ha chiarito. Al tema della politica estera si lega il tema della riforma della capacità decisionale dell’Unione, ovvero un eventuale superamento del voto all’unanimità per sostituirlo con quello a maggioranza qualificata. Per Mogherini non è tanto l’unanimità a frenare le decisioni sugli esteri quanto la mancanza di coerenza nell’attuare quelle decisioni una volta adottate. Si dice convinta che non ci sarà, almeno non nel breve periodo, un superamento del voto all’unanimità.
Prossimi passi
Come tutti gli incontri dei panel, in chiusura sono stati estratti a sorte i 20 “delegati” che porteranno la voce di tutti e 200 cittadini europei durante la plenaria. Tra questi 20 ambasciatori sono stati estratti a sorte anche i nomi italiani di Andrea e Laura Maria. Con la fine di questo primo ciclo di incontri dei panel, la Conferenza sul futuro dell’UE entra finalmente nel vivo perché venerdì 22 e sabato 23 ottobre si terrà sempre a Strasburgo la prima riunione plenaria da quando sono stati estratti tutti e 80 i cittadini europei (20 da ciascun panel) che potranno interagire direttamente con i rappresentanti delle Istituzioni europee.
Ancora è presto per delle raccomandazioni politiche vere e proprie da parte dei cittadini, per le quali bisognerà attendere le plenarie di dicembre e gennaio: dal 5 novembre i quattro panel si incontreranno di nuovo in formato virtuale, mentre tra dicembre e gennaio si incontreranno nuovamente in presenza negli istituti europei di Dublino, Firenze, Varsavia e Maastricht. Una volta conclusi i tre incontri per ciascun panel, gli 80 delegati potranno ufficializzare di fronte alle istituzioni le loro proposte per riformare l’Europa.