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    Home » Agrifood » Parlamento UE alla prova della sostenibilità agroalimentare, in plenaria il voto sulla strategia ‘Farm to Fork’

    Parlamento UE alla prova della sostenibilità agroalimentare, in plenaria il voto sulla strategia ‘Farm to Fork’

    L'Aula di Strasburgo la prossima settimana al voto sulla strategia europea per la sostenibilità della filiera agroalimentare. Il relatore Dorfmann: "Compromesso bilanciato tra i gruppi politici". De Castro: "Abbiamo lavorato per un equilibrio tra dimensione economica, sociale e ambientale"

    Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
    15 Ottobre 2021
    in Agrifood, Politica
    strategia farm to fork

    Bruxelles – Un voto attesto e rimandato. Il Parlamento Europeo è pronto ad adottare la sua linea politica sulla strategia Dal campo alla tavola (Farm to Fork), la componente agricola del Green Deal, a un anno e mezzo dalla sua presentazione a Bruxelles. La prossima settimana (martedì 19 ottobre) in sessione plenaria Strasburgo voterà sulla relazione degli eurodeputati Anja Hazekamp (Sinistra) e l’italiano Herbert Dorfmann (PPE), frutto di un compromesso politico tra le commissioni Ambiente (ENVI) e Agricoltura (AGRI) a cui sono stati presentati nelle scorse settimane oltre 2mila emendamenti, poi ridotti a 48 adottati tutti lo scorso 10 settembre con ampia maggioranza e ora alla prova dell’intero emiciclo.

    Herbert Dorfmann, eurodeputato della commissione per l’Agricoltura (AGRI) e relatore Farm to Fork

    Nuovi obiettivi vincolanti per la riduzione dell’uso di pesticidi, un miglior monitoraggio da parte dell’UE, ma anche apertura alle nuove tecniche di modifica del genoma degli organismi e la garanzia di un reddito equo per gli agricoltori che producono cibo in modo sostenibile, per aiutarli a sostenere una transizione necessaria ma realisticamente complessa da attuare. Le richieste degli eurodeputati cercano un equilibrio tra la dimensione della sostenibilità della filiera – che significa ridurre le emissioni prodotte in agricoltura – e quella della produttività.

    “Siamo riusciti a fare un testo bilanciato, ovviamente è il risultato di un compromesso tra i vari gruppi politici al Parlamento però abbiamo conservato gli argomenti che mi stavano a cuore”, dice a Eunews il relatore Dorfmann. Tra questi menziona la “riduzione di input agricoli” a cui però si affiancano “le nuove tecnologie e nuove tecniche genomiche”, così come il testo lascia spazio a nuove regole di etichettatura da “applicare a livello europeo e comunitario”, spiega, augurandosi che sulla votazione “ci sia la stessa ampia maggioranza” che qualche settimana fa ha licenziato il testo nelle due commissioni parlamentari.

    “Penso che si possa dire che è un buon compromesso”, conviene anche l’eurodeputato Paolo De Castro (S&D), vicepresidente della commissione Agri. “Abbiamo corretto un po’ la linea della strategia della Commissione verso una decisa presenza di elementi economici e sociali che abbiamo aggiunto a quella dimensione ambientale”. Un punto fondamentale per gli eurodeputati – spiega De Castro – è che non ci siano “riduzioni di potenziale produttivo europeo: la strategia non deve corrispondere ad un calo di produzione”. La transizione è necessaria ma dovrà essere graduale, “accompagnando le imprese verso gli obiettivi” verdi della strategia.

    Paolo De Castro

    Attorno alla proposta della Commissione si è creato nell’ultimo anno e mezzo un ampio dibattito, con buona parte della filiera degli agricoltori critica nei confronti della Commissione per non avere presentato ancora una valutazione d’impatto socio-economico della strategia. In assenza di uno studio d’impatto ufficiale da parte dell’UE, negli ultimi mesi ne sono usciti diversi (uno da parte dell’USDA americana e uno del Centro comune di ricerca) che hanno evidenziato un potenziale calo produttivo in Europa legato al tentativo di andare incontro agli obiettivi di sostenibilità. Come ricorda De Castro, in realtà, quando la strategia sarà approvata, si trasformerà “in atti legislativi e l’Esecutivo sarà obbligato a fare delle valutazioni d’impatto” sulle singole misure, ad esempio il taglio dell’uso dei pesticidi. L’intenzione di fornire una valutazione d’impatto per le singole misure della strategia è stata già confermata dalla Commissione, anche se il Parlamento e la filiera avrebbero preferito che la valutazione fosse complessiva.

    Nella Farm to Fork un’etichetta europea “non discriminatoria”

    Uno dei temi più scivolosi della proposta della Commissione UE è l’introduzione di una etichetta nutrizionale sul pacco degli alimenti obbligatoria e armonizzata a livello europeo entro la fine del 2022. E’ su questa proposta che nei mesi si è acuito lo scontro tra i sostenitori del sistema francese Nutriscore e chi – come l’Italia – lo osteggia e chiede un’alternativa. Gli eurodeputati accolgono l’idea di rendere obbligatoria un’etichetta nutrizionale fronte-pacco, senza fare un nome preciso di modello da adottare ma invitando la Commissione a scegliere l’etichetta sulla base di prove scientifiche solide e indipendenti e “su una comprovata comprensione da parte dei consumatori”.

    L’etichetta Nutriscore, già adottata in Francia e Belgio

    Negli emendamenti approvati insistono sul fatto che la Commissione dovrebbe tener conto nella scelta delle caratteristiche specifiche dei prodotti con un solo ingrediente e dei prodotti sistemi di qualità europei (DOP, IGP, IG), tutelandoli. Cosa che secondo molti di loro il sistema francese a semaforo non fa, perché non mette in relazione il potere nutrizionale di un alimento con il quantitativo medio che vede quell’alimento presente sulle nostre tavole. “Siamo a favore di un nuovo sistema di etichettatura fronte-pacco, ma deve avere un approccio europeo, deve essere uguale in tutta l’UE e soprattutto basarsi su dati scientifici, (nella relazione, ndr) non abbiamo nominato alcun sistema o modello” ma “abbiamo fissato questi criteri per una eventuale regolamentazione europea”, spiega Dorfmann. “Abbiamo detto chiaramente che non vogliamo un’etichetta nutrizionale che sia discriminatoria o che dia la pagella ai cibi, quindi bene le etichettature nutrizionali che informino ma non condizionino”, aggiunge anche De Castro.

    Il Nutriscore è considerato dall’Italia un sistema di condizionamento del mercato inaccettabile, anche se già adottato in alcuni Paesi europei come Francia e Belgio. In Commissione è in corso una valutazione che porterà entro la fine del 2022 a selezionare il sistema di etichettatura da armonizzare a livello europeo. A gennaio inizierà il semestre di presidenza francese alla guida dell’UE ed è certo che Parigi farà in modo di sfruttarlo a pieno per influenzare la scelta della Commissione e orientarla sul sistema a semaforo che ha origine proprio francese. “Noi faremo la nostra parte e cercheremo di fare in modo che venga completata l’analisi di impatto che sta facendo DG Sante e che si valutino bene tutti gli aspetti distorsivi che il Nutriscore ha nella sua applicazione”, ha aggiunto De Castro, ricordando di aver recentemente fatto un appello al premier Mario Draghi per raffreddare gli entusiasmi francesi e dar vita “a una soluzione europea che sia davvero informativa e non condizionante per i consumatori”.

    Tags: commissione europeafarm to forkNutriscoreparlamento europeo

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