Roma – Una catastrofe umanitaria: si devono concentrare gli interventi prima di tutto su questa emergenza. Al vertice straordinario del G20 dedicato alla crisi in Afghanistan, Mario Draghi insiste su questo punto. Gli aiuti, nelle varie forme, sono l’aspetto che unisce tutti senza divisioni e il presidente usa la chiave della “convergenza di vedute” per portare a casa un risultato che definisce “molto soddisfacente e fruttuoso”.
Risorse consistenti arriveranno dall’Unione europea primo contribuente, con lo stanziamento annunciato da Ursula von der Leyen di un miliardo di dollari. 300milioni arriveranno dagli USA e poi tutti gli altri si aggiungeranno nelle prossime settimane. All’Onu è affidato il coordinamento e il mandato di agire direttamente in collegamento con i vari Paesi.
Al vertice erano assenti Vladimir Putin e Xi Jinping ma sia la Federazione Russa che la Cina hanno comunque partecipato al vertice in video conferenza con loro rappresentanti. Assenza che Draghi minimizza: “Nessuna ragione particolare” né dissenso, piuttosto c’è una forte volontà di agire e la consapevolezza che tutto il G20 ha davanti a sé rispetto a questa emergenza, cioè è un nostro dovere intervenire”.
Ombrello ONU e poi il supporto degli altri organismi internazionali che hanno partecipato al summit di oggi, Banca mondiale e Fondo monetario, perché l’altro tema cruciale come spiega il presidente del G20 è “come fare per impedire il collasso economico del Paese, il crollo del sistema dei pagamenti e salvare quel poco di sistema bancario rimasto”. Un tassello determinante per garantire l’efficacia degli aiuti, così come l’accessibilità dell’Aeroporto di Kabul che “se non rimane aperto l’assistenza internazionale diventa molto difficile”, così come altri canali di accesso.
L’interlocuzione con il governo talebano che “non vuol dire riconoscimento” ha precisato Draghi, dovrà avere queste prime richieste anche per organizzare i programmi per i migranti che stanno sfuggendo al controllo, in particolar modo i rifugiati che a centinaia di migliaia hanno passato il confine dei Paesi vicini.
Anche il mandato all’Onu ha il preciso intento di preparare una road map e chiedere al governo talebano la libertà di movimento e prevedere anche altri corridoi di uscita. “Non c’è una vera linea rossa che riguarda il rapporto con il governo ma “servono fatti e non parole”. La questione del riconoscimento è “una decisione politica” e la comunità internazionale potrà avviarla quando i progressi saranno “realmente attuati in particolare sui diritti umani, i diritti delle donne, l’educazione e la libertà di espressione”.
Il tema della sicurezza era un altro dei temi in agenda con la richiesta da parte di tutti di non far diventare l’Afghanistan nuovamente un rifugio per il terrorismo, eventualità che come ha spiegato il premier italiano “potrebbe destabilizzare l’intera regione e forse anche il mondo intero”.
L’appello finale del presidente del G20 Mario Draghi è a “non abbandonare l’Afghanistan, nonostante le tante differenze che ci caratterizzano”, invito a con l’invito a garantire gli impegni presi e lavorare per questo fin dai prossimi giorni.