Bruxelles – Trovare il giusto equilibrio tra la riduzione delle emissioni di CO2 e la produzione agricola, tra sostenibilità e competitività. A chiederlo all’unanimità sono i ministri europei per l’Agricoltura, che a Lussemburgo ieri e oggi (11-12 ottobre) hanno avuto un primo scambio di opinioni con la Commissione UE sugli aspetti agricoli del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, presentato lo scorso 14 luglio, che rivoluzionerà buona parte della legislazione europea in materia di ambiente e clima.
I ministri dell’Agricoltura non sono direttamente coinvolti nel processo di approvazione, ma ci sono vari aspetti di questo pacchetto che li riguardano e per i quali, a quanto è emerso chiaramente dalla sessione pubblica del pomeriggio, si temono ricadute sulla produttività della filiera agricola, sulla sicurezza alimentare e in generale “sulla vitalità del settore”. Il pacchetto conta 14 misure e traccia una roadmap per arrivare a tagliare le emissioni di CO2 di almeno il 55 per cento entro il 2030, anche dal comparto agricolo che da solo ne produce dal 10 al 12 per cento di tutte quelle prodotte in UE. Le misure che riguardano da vicino l’agricoltura sono nuovi obiettivi di assorbimento della CO2 attraverso i terreni agricoli e nuovi target di riduzione delle emissioni vincolanti per l’agricoltura nel regolamento “effort sharing” sulla condivisione degli sforzi tra Stati membri.
“I ministri hanno sottolineato la necessità di garantire un equilibrio tra il raggiungimento della neutralità climatica e garantendo la sicurezza alimentare. Secondo alcuni di loro il pacchetto non trova ancora il giusto equilibrio”, ha riassunto in conferenza stampa il ministro sloveno Jože Podgoršek, promettendo che le istanze dei ministri non rimarranno inascoltate “ma saranno prese sul serio”.
Emergono preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sulla necessità di un sostegno finanziario agli agricoltori per la transizione. Si teme un calo netto della produzione per la necessità di adeguarsi a un processo produttivo con meno impatto ambientale, si sottolinea che terreni e foreste non hanno forte capacità di assorbimento delle emissioni nocive e ci si interroga sulla distribuzione degli oneri della riduzione delle emissioni nel regolamento di condivisione dello sforzo. Il problema di fondo è che manca una valutazione d’impatto sulla filiera delle singole misure del ‘Fit for 55’ e anche se non lo chiedono in maniera esplicita i ministri dell’UE, questa mancanza emerge chiaramente dai loro interventi che, uno dopo l’altro, sollevano più o meno le stesse questioni.
A preoccuparsi è anche l’Italia, dove il “settore agricolo è caratterizzato da una spiccata diversificazione, le emissioni derivanti dall’agricoltura costituiscono il 7,1 per cento delle emissioni di gas serra totali, circa 30 milioni di tonnellate di CO due equivalente e negli ultimi 30 anni si sono ridotte il 17,3 per cento”, ricorda Umberto Boeri, membro della rappresentanza permanente italiana presso l’UE, che nel dibattito sul pacchetto clima ha sostituito il ministro per le politiche agricole Stefano Patuanelli, presente a Lussemburgo. “Questo risultato è stato raggiunto reindirizzando in modo significativo le politiche di sostegno verso modelli produttivi più sostenibili come l’agricoltura biologica e di precisione, ma gli sforzi di riduzione richiesti al settore proiettano gli operatori economici verso un periodo di transizione delicato. In cui si potrebbero verificare perdite di redditività drammaticamente accentuata dagli effetti del cambiamento climatico”. Per questo “occorre quindi garantire sempre il giusto equilibrio tra competitività e sostenibilità”.
Bilanciamento tra redditività e sostenibilità è il motto che ricorre lungo tutta la sessione, tutti i ministri sono convinti della necessità della transizione della filiera agroalimentare ma chiedono all’UE delle garanzie perché non abbia troppo impatto sulla produttività. C’è chi come la Polonia teme che il pacchetto sia una grossa minaccia alla competitività agricola europea e chiede incentivi finanziari per scongiurare un aumento dei costi della produzione. Chi come la Slovacchia si dice favorevole a obiettivi ambiziosi ma senza pregiudicare la produzione e l’allevamento, dal momento che il settore è “solo” il 10 per cento delle emissioni. Per il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, “ci sono preoccupazioni e divergenze di opinioni” perfettamente nella norma “ma non vere e proprie tensioni o conflitti” da parte degli Stati membri sulla proposta della Commissione, che deve essere accolta “come un’opportunità” anche per la filiera agricola, non tanto come una minaccia. Eppure non è il primo Consiglio dei ministri dell’UE in cui la Commissione sta ricevendo più di una critica, lasciando intendere che l’iter di approvazione del pacchetto sarà un processo non solo lungo ma anche travagliato.