Bruxelles – Canada, Francia, Germania e ancora Israele, Giappone e Pakistan. Sono ventiquattro i Paesi, dentro e fuori l’UE, ad essersi uniti (ieri, 11 ottobre) all’alleanza globale per la riduzione delle emissioni di metano, annunciata e sottoscritta dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti lo scorso 17 settembre a cui avevano già aderito Italia, Argentina, Ghana, Indonesia, Iraq, Messico e Regno Unito. A meno di un mese dalla Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a Glasgow, in Scozia (dal 31 ottobre al 12 novembre), prosegue il lavoro preparatorio di diplomazia climatica a livello globale, per rendere la COP26 un successo almeno in termini di impegni concreti.
Ai primi sette firmatari – più Bruxelles e Washington – si uniscono Canada, Repubblica Centrafricana, Congo-Brazzaville, Costa Rica, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Stati Federati di Micronesia, Francia, Germania, Guatemala, Guinea, Israele, Giappone, Giordania, Kirghizistan, Liberia, Malta, Marocco, Nigeria, Pakistan, Filippine, Ruanda, Svezia e Togo.
Alcuni di loro – come Stati Uniti, Canada, Giappone, Nigeria – sono più o meno grandi emettitori globali di metano, uno dei principali gas che contribuiscono al surriscaldamento del pianeta. Il metano, rispetto alle emissioni di CO2, ha la capacità di intrappolare più calore, ma si decompone nell’atmosfera più rapidamente, quindi impegnarsi per tagliare queste emissioni dovrebbe avere un impatto più rapido sul surriscaldamento globale. Di gran parte del metano presente in atmosfera (circa il 70 per cento) è responsabile l’azione dell’uomo, tra agricoltura, rifiuti ed energia.
Non passa inosservato che all’appello mancano ancora economie a grande impatto ambientale, come la Cina e l’India, che i membri della Global Methane Pladge sperano di poter coinvolgere all’appuntamento di Glasgow. I Paesi firmatari – come per l’accordo di Parigi sul clima – si sono impegnati a ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30 percento rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030 e a usare nuove metodologie per quantificare le emissioni di metano prodotte. L’impegno, secondo loro, potrebbe aiutare a circoscrivere il riscaldamento di almeno 0,2 gradi Celsius entro il 2050. “Invitiamo tutti i nostri partner internazionali a unirsi a noi in questo importante compito, che può avvicinarci al raggiungimento dei nostri obiettivi climatici”, ha detto il vicepresidente per il Green Deal, Frans Timmermans, che insieme all’inviato speciale per il clima, John Kerry, hanno ospitato una riunione ministeriale virtuale per mobilitare ulteriore sostegno all’alleanza. “Il metano è il secondo gas serra più importante responsabile del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico”, ricorda Timmermans.