La decisione della Corte costituzionale polacca, che apre un serio dibattito a livello europeo su delicata questione sul primato di trattati europei rispetto alle leggi dei singoli stati, in Italia rischia di diventare la strumentale occasione per l’ ennesima stucchevole polemica fra le forze politiche.
E questo purtroppo dimostra ancora una volta come nel nostro paese la questione europea rischi di diventare solo un tema utile per screditare l’avversario politico in chiave elettorale, dimostrando ancora una volta la miopia politica di certa classe dirigente politica italiana.
Il tutto è stato scatenato dall’appoggio alla sentenza che ha espresso Giorgia Meloni, leader di Fdi e presidente del Partito europeo dei conservatori di Ecr. Si riaccende infatti il dibattito, reso ancora più aspro dall’imminente appuntamento elettorale dei ballottaggi alle amministrative, fra i europeisti tout court e i cosiddetti sovranisti, rappresentati da Fratelli d’Italia e Lega.
Giorgia Meloni ha fatto semplicemente notare come la Polonia abbia semplicemente espresso un parere sulla prevalenza del diritto nazionale rispetto a quello europeo su temi specifici e particolari, con il quale potrebbero entrare in conflitto.
Ma sempre Meloni ha anche fatto osservare che la Germania, e in parte la Francia, da tempo adotterebbero un atteggiamento che segue pienamente le osservazioni della corte polacca. Basti pensare alla questione della Corte di Karlsrhue, in riferimento al quantitative easing lanciato dalla Bce, che è stato messo sotto esame ed ah decretato un monito, si avete capito bene, alla Bce per chiarire, entro tre mesi, le ragioni economiche che hanno giustificato il programma. In caso contrario, la Bundesbank potrebbe dover vendere i titoli in suo possesso e uscire dal programma di acquisto. Con conseguenze imprevedibili sulla tenuta dell’eurozona.
Ma in quel caso però tranne la dura risposta da parte della presidente della Bce, Christine Lagarde, nessuno ha gridato allo scandalo perchè la Corte costituzionale di un paese importante come la Germania, entrava nel merito di una decisione della Banca centrale, presa per salvare le economie dell’ Eurozona messa in serio pericolo dalla pandemia.
Il problema fatto emergere dalla Corte costituzionale polacca meriterebbe maggiore prudenza e un analisi lucida su quello che effettivamente potrebbe comportare ma anche sulle ragioni da cui probabilmente essa è scaturita.
Il fatto risiede probabilmente nella contraddizione di fondo di questa unione europea incompiuta, che spesso tradisce gli stessi principi fondanti sui quali e per i quali era stata concepita dai padri fondatori. Una Europa senza una politica estera comune, senza una forza unitaria ed una linea comune che possa competere sulle grandi questioni con le superpotenze mondiali e che quindi sempre più spesso, come si è visto drammaticamente in Afghanistan deve subire supinamente le decisioni di altri.
Ecco allora che alcuni paesi come appunto quelli del blocco di Visegrad, si sentono come spaesati ed abbandonati da una Europa che a lungo hanno inseguito per smarcarsi dall’ingombrante presenza russa, ma da cui ora si sentono come sopportati e sempre più come un oggetto estraneo.
Ecco allora che allora i partiti dell’est cominciano a mal sopportare le ingerenze della Ue su questioni non cosi fondamentali senza ricevere invece quel sostegno e quel supporto in temi più complessi e delicato come quello dell’immigrazione, della difesa dei propri confini, della ingerenza russa e turca sulla zona.
La questione è delicata e non può essere derubricata a semplice polemica interna politica come si sta facendo in Italia, e nemmeno si può rispondere piccati e minacciosi come è stato fatto dalla Commissione europea, paventando il rischio di una Polexit. In realtà la contraddizione fra una Unione europea che ancora fatica a trovare una sua ragione di essere un vero e comune blocco unico per accrescere il peso dei singoli stati ed aumentare il loro peso specifico, sarà sempre più problematico mettere d’accordo 27 diverse entità, con storie, tradizioni, economie, ideali e consuetudini differenti
Forse ci si dimentica che una eventuale Polexit potrebbe essere l’inizio della fine per una Unione europea che non è mai stata cosi debole come ora, in una fase in cui invece dovrebbe essere più coesa, unita e forte intorno ad un comune obiettivo.