Bruxelles – Frances Haugen, la gola profonda che ha reso possibili le recenti inchieste giornalistiche sui ‘Facebook Files’ del Wall Street Journal, è attesa l’8 novembre in commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento Europeo (IMCO) per riferire come il social media avrebbe privilegiato i profitti alla lotta contro la disinformazione.
L’invito è arrivato direttamente dalla presidente della commissione, Anna Cavazzini (Verdi/ALE), che ha accolto la richiesta dei coordinatori dei gruppi politici sull’organizzazione di un’audizione sulle testimonianze in merito all’impatto negativo dei prodotti delle grandi aziende tecnologiche sugli utenti. “Gli informatori come Haugen mostrano l’urgente necessità di stabilire regole democratiche per il mondo online nell’interesse degli utenti”, ha sottolineato l’eurodeputata tedesca. “Le sue rivelazioni mettono a nudo il conflitto intrinseco tra il modello di business della piattaforma e gli interessi degli utenti”, ha aggiunto.
Frances Haugen ha 37 anni ed è un’ingegnera informatica statunitense. Aveva iniziato a lavorare per Facebook nel 2019, nella squadra addetta a vigilare sulle elezioni nei diversi Paesi del mondo e analizzare come i governi stranieri avrebbero potuto usare il social media per diffondere fake news (il Civic Integrity team). Scoraggiata dalla mancanza di volontà da parte di Facebook di investire nel contrasto alla disinformazione e alla violenza online, si era dimessa nell’aprile del 2021, non prima di aver copiato di nascosto decine di migliaia di documenti interni e passarli a un giornalista del Wall Street Journal. In uno di questi veniva riportato come i vertici dell’azienda, nonostante avessero ricevuto un rapporto sui disagi psicologici provocati da Instagram (social network di proprietà di Facebook) sugli adolescenti, non avesse preso nessuna iniziativa per risolvere il problema.
L’ex-dipendente di Facebook sarà ascoltata a novembre dai membri della commissione del Parlamento Europeo, che sono attualmente impegnati nel contrasto allo strapotere delle piattaforme online attraverso il lavoro sulle proposte legislative della Commissione UE sui mercati e i servizi digitali. “L’autoregolamentazione aziendale non ha funzionato” sul piano della “moderazione dei contenuti e degli obblighi di trasparenza”, ha sottolineato la presidente della commissione IMCO: “Abbiamo bisogno di regolamentare l’intero sistema che favorisce la disinformazione e la violenza rispetto ai contenuti fattuali”.
Il lavoro di miglioramento del Digital Services Act (DSA) e del Digital Markets Act (DMA) è orientato al contrasto dei “modelli di business che usano gli algoritmi per vendere più pubblicità, anche se questo ha un effetto negativo sulla società”, ha assicurato Cavazzini. Il progetto di relazione sul DSA è redatto dal socialdemocratico Christel Schaldemose, mentre quello sul DMA dal popolare Andreas Schwab. Il voto in commissione è previsto proprio per l’8 novembre, il giorno in cui l’audizione pubblica con Haugen “arricchirà il discorso democratico e il nostro lavoro legislativo in corso”, è stato l’invito della presidente Cavazzini.