Bruxelles – La Russia taglia i rifornimenti di gas all’Europa. Di fronte al rincaro dei prezzi di elettricità e benzina, le divisioni degli Stati membri sulla questione e l’inverno in arrivo con le sue temperature rigide, lo spettro di un ricatto energetico si affaccia sul vecchio continente. Mosca ora potrebbe giocare al ‘gatto col topo’ con l’Europa. L’Unione ragiona a riserve strategiche di gas, ed ecco che il rubinetto della risorsa di cui l’UE è dipendente magicamente si chiude.
La commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, ribadendo quanto affermato ieri (5 ottobre) dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, getta acqua sul fuoco, e dice che “la Russia sta rispettando i contratti” e non ha offerto maggiori quantità, nonostante l’aumento dei prezzi. Secondo i dati di Gazprom, però, dal 30 settembre al 1 ottobre le forniture di gas attraverso la Bielorussia sono state ridotte di circa il 70%. E le forniture attraverso l’Ucraina sono diminuite del 20%. Riduzioni nella distribuzione che seguono l’aumento dei flussi garantiti prima di questo periodo. In un giorno spazzato via quanto lo stesso fornitore di aver pompato nei primi otto mesi dell’anno.
Nello specifico Gazprom fa sapere di aver aumentato le forniture di gas a Germania (+35,8 per cento), Italia (+15 per cento), Romania (+347,6 per cento), Serbia (+125,9 per cento), Polonia (+ 11,4 per cento), Bulgaria (+52,3 per cento), Grecia (+12,8 per cento) e Finlandia (+19 per cento). Adesso, nel mezzo della crisi energetica dell’UE, le condutture si fermano. Problemi tecnici o avvertimenti, l’UE si ritrova ostaggio dei signori del gas.
I dati relativi a Bielorussia e Ucraina non sono casuali. Ad oggi tutto il gas russo che arriva in Europa occidentale passa attraverso l’Ucraina (gasdotti Brotherhood e Soyuz), fatta eccezione per Nord Stream 1 e per il gasdotto Yamal-Europe che attraversa Bielorussia e Polonia.
Sullo sfondo potrebbe esserci l’altra partita, quella di Nord Stream 2, la conduttura che via mar Baltico dovrà portare il gas russo in Europa. Nord Stream 2 non può legalmente iniziare a funzionare fino alla fine di tutte le procedure di certificazione e approvazione, che probabilmente non saranno completate fino alla primavera del prossimo anno.
La conduttura serve a raddoppiare il volume di gas in arrivo su suolo comunitario. La Germania ha insistito molto sull’infrastruttura, al centro di divisioni interne, non solo agli Stati ma pure ai partiti, e oggetto di contenziosi con l’UE che si arricchiscono di nuovi colpi di scena. Il ricorso di Nord Stream 2 contro l’UE va accolto e adesso il Tribunale deve riesaminare il caso. L’avvocato generale Michal Bobak suggerisce alla Corte di giustizia dell’Unione europea di rimettere in discussione le modifiche alla direttiva che disciplina il mercato del gas.
Nel 2019 l’UE ha rimesso mano al settore. Il nuovo regime regolatorio si pone l’obiettivo di assicurare che le norme applicabili ai gasdotti di trasporto che collegano due o più Stati membri siano applicabili, all’interno dell’Unione europea, anche ai gasdotti di trasporto da e verso i paesi terzi. E’ stato imposto un adeguamento alle regole comunitarie a operatori e infrastrutture extracomunitarie. Direttiva che ha avuto intanto un impatto “soltanto sul gasdotto Nord Stream 2”, rileva l’avvocato generale. Si configura dunque una discriminazione. Inoltre, al momento dell’adozione delle nuove norme, il gasdotto “non soltanto aveva avuto inizio, ma aveva raggiunto uno stadio molto avanzato”.
Da un punto di vista giuridico, poi, le direttive si rivolgono agli Stati. In questo caso si è finiti per colpire un’impresa, Nord Stream 2, azienda svizzera controllata da Gazprom. Un qualcosa contrario alle regole. Quindi sussistono motivo per accogliere il ricorso, e Nord Stream 2 può impugnare la decisione di modifica delle regole.
Nord Stream 2 chiede l’annullamento delle modifiche alla direttiva. L’avvocato generale suggerisce alla Corte di rinviare il tutto al Tribunale, poiché in questo momento “lo stato degli atti non consente alla Corte di statuire in via definitiva sulla controversia”. Non ci sarebbero dunque tutte le condizioni per annullare il provvedimento contestato e servirà un riesame del caso.
Il presidente russo Vladimir Putin vorrebbe un’accelerazione nel processi di concessione dei permessi per Nord Stream 2. Lascia che sia il vice primo ministro Alexander Novak a dirlo a chiare lettere. “Penso che un fattore che potrebbe in qualche modo raffreddare la situazione attuale sia sicuramente il completamento della certificazione e l’autorizzazione più rapida per le forniture di gas attraverso il Nord Stream 2″. La Russia dunque ne approfitta per rilanciare la partita del gasdotto sottomarino.
Gli sviluppi giuridici potrebbero venire in soccorso di Mosca, o magari addirittura ingarbugliare ancora di più la partita. Quello che è chiaro è che c’è penuria ed esigenza di gas. Gazprom rileva che il livello delle riserve negli impianti di stoccaggio sotterranei di gas europei “è rimasto il più basso da molti anni al 29 settembre 2021“. La differenza negativa tra le scorte attuali e il livello dello scorso anno è di 20,5 miliardi di metri cubi di gas. Mentre in Ucraina, la differenza negativa rispetto allo scorso anno è del 32,6% (o 9,1 miliardi di metri cubi di gas) al 29 settembre.
C’è carenza di gas, e il gas non viene pompato. O, come dimostrano i dati tra 30 settembre e 1 ottobre, il fornitore può non rifornire a dispetto anche di contratti in essere. Se la Russia taglia i rifornimenti di gas all’Europa, il contraccolpo economico rischia di essere serio. Per questo il rubinetto a singhiozzo delle tubature spaventa le capitali europee. Mentre Mosca torna a fare pressione sull’Unione europea e tenerla in scacco.