Bruxelles – Creare una generazione senza tabacco entro il 2040. L’obiettivo che si pone l’Unione Europea nel suo piano d’azione per la prevenzione del cancro è giusto, ma non altrettanto efficaci sono le strade con cui intende arrivare a realizzarlo. A ribadirlo sono esperti, tra medici, accademici e professionisti che tra il 29 e il 30 settembre hanno riaperto un confronto sul ruolo dei nuovi prodotti del tabacco senza combustione, come le sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, per vincere la sfida della dipendenza dal fumo.
L’occasione è il panel sul futuro del fumo in Europa, presieduto da Dimitri Richter, capo del reparto di cardiologia dell’ospedale Euroclinic di Atene, nel quadro del Summit scientifico sulla riduzione del danno da fumo (“Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction: Novel products, Research & Policy), l’evento online organizzato dall’associazione internazionale Scohre, che si occupa del controllo del fumo e la riduzione del danno, che ha riunito esperti indipendenti per i quali “chi non riesce a smettere di fumare non deve essere abbandonato dalle politiche sanitarie”. Neanche da quelle europee.
I piani di Bruxelles
Come le sigarette tradizionali, anche il fumo di “nuova generazione” rischia di andare incontro a norme europee più stringenti per la sua regolamentazione nei prossimi mesi. La Commissione Europea ha fissato nel suo piano di prevenzione al cancro l’obiettivo ambizioso di ridurre dal 25 per cento di oggi al 5 per cento la popolazione che fa uso di tabacco, con un obiettivo intermedio di ridurre del 30 per cento l’uso del tabacco entro il 2025.
Per farlo intende agire per cambiare la legislazione in vigore, concentrandosi in particolare sulla tassazione delle sigarette per disincentivarne l’uso e l’abuso soprattutto tra i giovanissimi. Nel quadro del suo piano d’azione entro il 2023, è prevista anche una raccomandazione del Consiglio sugli ambienti senza fumo, per estenderla anche agli spazi aperti e soprattutto ai prodotti emergenti e alternativi, come le sigarette elettroniche e i prodotti di tabacco riscaldati. Non è solo in Commissione il fronte aperto sul dossier “lotta al fumo”, ma ora l’Europarlamento sta discutendo il report della commissione BECA (Commissione speciale sulla lotta contro il cancro), che insieme al piano europeo di prevenzione al cancro, indicherà le linee di azione per la regolamentazione di tutti i prodotti del tabacco e affini. La fase degli emendamenti si concluderà con il voto della Commissione previsto per dicembre, per approdare poi al voto della plenaria (presumibilmente nel 2022).
Attorno a questa ipotesi è scaturito un ampio dibattito tra chi chiede che l’Unione Europea adotti una politica simile a quella dell’agenzia federale statunitense che regolamenta prodotti farmaceutici e alimentari e del tabacco (Food and Drug Administration) e chi invece rimane diffidente verso le alternative alle vecchie sigarette. Diversi esperti internazionali sottolineano che l’UE nella sua lotta al dovrebbe adottare come la FDA un riferimento alla riduzione del danno, ovvero a un approccio che considera i prodotti alternativi alle sigarette come un mezzo “meno tossico e nocivo” per affrontare il problema della dipendenza dal fumo e che in certi casi aiutare chi proprio non riesce a smettere.
La FDA americana ha previsto l’introduzione della categoria “Prodotti del Tabacco a Rischio Modificato”, uno “status” che si attribuisce solo ai prodotti che superano un processo di revisione: nel 2020 ha autorizzato la commercializzazione di due prodotti ricadenti in questa categoria: un sistema elettronico per il riscaldamento del tabacco e il tabacco da uso orale ‘SNUS’, come prodotto “a rischio ridotto” rispetto al fumo di sigaretta tradizionale.
Il caso della Svezia
Non serve andare oltreoceano per vedere gli effetti che sistemi alternativi al fumo convenzionale possono avere sulla dipendenza dalle sigarette. Proprio lo SNUS è stato vietato dall’Unione europea nel 1992, la Svezia è l’unico Paese europeo in cui la vendita è ancora permessa dal momento che un movimento popolare, durante la campagna referendaria del 1994 per l’ingresso della Svezia nell’UE, ha vincolato l’esenzione dal divieto della vendita alle condizioni del trattato di adesione di Stoccolma all’UE.
L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) riconosce oggi che gli uomini svedesi hanno il più basso indice di tumore del polmone in Europa, anche grazie alla bassa incidenza del fumo di sigaretta. “In Svezia, il fumo è già sceso vicino all’obiettivo che l’UE ha per il 2040, con i fumatori attuali al 7 per cento”, secondo il Gruppo European Tobacco Harm Reduction Advocates (ETHRA). Un esempio che il principio di riduzione del danno può funzionare. La Svezia è il primo Paese europeo a raggiungere l’obiettivo di abbassare il tasso di fumatori sotto la soglia del 5 per cento, ricorda Karl Fagerstrom, presidente della clinica svedese Fagerstrom Consulting, osservando anche che “questi bassi livelli di fumo di sigarette tradizionali portano a minori livelli di mortalità”. Secondo lui, se nell’UE ci fossero le stesse abitudini al fumo che ci sono in Svezia “si avrebbero 350 mila morti in meno ogni anno”.
Parola agli esperti
Il dibattito al Summit scientifico è stata un’occasione per ribadire che l’approccio europeo al problema dovrebbe cambiare, integrando le tradizionali politiche di lotta al fumo con una visione più ampia che tenga conto del principio di riduzione del danno. Altrimenti anche il piano europeo rischia di fallire. “Crediamo che la proposta della Commissione dovrebbe incorporare l’esperienza delle politiche di riduzione del danno dall’interno, ma anche al di fuori dall’Europa, per migliorare il tasso di cessazione dal fumo. Noi crediamo che inserire le politiche di riduzione del danno nel Beating Cancer Plan europeo contribuirà a una Europa più sana nel futuro”, ha affermato Ignatios Ikonomidis, Professore di Cardiologia dell’Università Kapodistrian di Atene, che è anche presidente del Comitato organizzatore del Summit.
“L’evidenza scientifica – secondo gli scienziati che si occupano di e-cig e riduzione del danno – è attualmente abbastanza forte da sostenere che esistono prodotti alternativi al fumo meno dannosi rispetto alla sigaretta tradizionale”, mette in evidenza anche Giovanni Li Volti, direttore del Coehar, il Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo di Catania. “Queste evidenze sulla riduzione del danno dovrebbero essere adottate come politiche complementari a quelle su controllo del tabacco”.