Bruxelles – L’ex presidente della Georgia Mikheil Saakashvili è stato arrestato dalle autorità del paese caucasico nella serata di venerdì 1 ottobre. Saakashvili era tornato in Georgia per supportare il Movimento nazionale unito alle elezioni amministrative, un banco di prova fondamentale per il partito di governo, Sogno Georgiano. Aveva scelto di tornare nel Paese nonostante fosse ricercato per una condanna in seguito a illeciti commessi durante i due mandati da presidente.
Il Movimento nazionale unito è il principale partito di opposizione a Sogno Georgiano. Dopo aver annunciato il suo ritorno con un video si Facebook nel pomeriggio di venerdì, era stato arrestato e tradotto in carcere, come confermato dall’attuale primo ministro Irakli Garibashvili
Secondo i media georgiani l’ex presidente sarebbe recluso nella prigione di Rustavi, cittadina a trenta chilometri dalla capitale Tblisi. Il suo difensore, Nino Lomjaria, ha dichiarato che Saakashvili avrebbe iniziato uno sciopero della fame.
Le elezioni amministrative
Sogno georgiano ha comunque ottenuto un buon risultato alle elezioni, con il 46 per cento dei voti. Secondo un accordo preso con l’Unione europea se la formazione si fosse fermata sotto il 43 per cento dei consensi, sarebbe stata costretta ad indire elezioni parlamentari anticipate. Poco dopo l’accordo, stretto in primavera, il partito aveva però fatto intendere che avrebbero prestato fede alla promessa.
Il Movimento nazionale unito, di cui Saakashvili è principale ispiratore, si è fermato al 30 per cento dei consensi, riuscendo ad arrivare al ballottaggio nella capitale Tblisi. Qui il leader dell’opposizione Niko Melia sfiderà l’attuale sindaco della città, l’ex calciatore del Milan Kakha Kaladze.
L’arresto dell’ex presidente ha prodotto una serie di tensioni in tutto il paese e in alcuni casi si è arrivati ad episodi di violenza. Nella cittadina di Marneuli un’accusa di violazione delle regole elettorali è degenerata in una rissa trai due principali candidati alla carica di sindaco.
Gli osservatori dell’OSCE presenti a Tblisi hanno accolto le accuse del Movimento nazionale, affermando che le elezioni sono state condotte in un clima “contaminato da diffuse e consistenti accuse di intimidazione, compravendita di voti, pressioni su candidati ed elettori”. Si segnalano anche tentativi di compravendita dei voti e di cittadini che hanno tentato di votare più volte.
Saakashvili l’esule
Saakashvili era stato uno dei principali ispiratori della rivoluzione delle Rose, che nel 2003 costrinse alle dimissioni e alla fuga l’ex presidente Eduard Shevardnadze. Dal 2004 al 2013 era stato presidente per due mandati di fila. Durante la sua amministrazione gestì la seconda guerra in Ossezia del sud, conclusasi con l’indipendenza di facto delle regioni separatiste di Ossezia e Abcasia in seguito all’intervento russo.
Nel 2012 non poté ricandidarsi alle elezioni per raggiungimento del limite di mandati. Si trasferì in Ucraina, dove acquisì la cittadinanza. Nel 2015 l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko lo nominò governatore della regione di Odessa. Saakashvili amministrò la regione per appena 18 mesi e alle sue dimissioni – rassegnate a causa della corruzione dilagante sotto la sua amministrazione – gli venne revocata la cittadinanza ucraina. Nel frattempo le autorità georgiane lo avevano privato anche della cittadinanza nazionale e lo avevano condannato in contumacia a sei anni di carcere per abuso di ufficio.
Dopo aver riparato in Polonia, aveva provato a tornare in Ucraina nel 2017, ma era stato arrestato e poi rilasciato. Il nuovo presidente del Paese, Volodymyr Zelenskyy, gli aveva nuovamente concesso la cittadinanza ucraina nel 2019. A partire dal 2013 non aveva mai smesso di ispirare l’opposizione georgiana e denunciare la condotta del partito Sogno georgiano