Bruxelles – La trasformazione in senso sostenibile del modello economico e produttivo dell’Unione europea non è affatto scontato. Servono più risorse di quanto si possa immaginare, ma soprattutto ‘onestà intellettuale’ nelle azioni da intraprendere, per cui essenziale diventa un monitoraggio a cui l’esecutivo comunitario sta già lavorando e conta di presentare nei prossimi mesi.
“Tutti i settori economici devono contribuire al raggiungimento dei nostri obiettivi climatici”, enfatizza il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, intervenendo al vertice bancario europeo dedicato a crescita inclusiva e sostenibilità ambientale. “Una maggiore trasparenza su obiettivi, indicatori, definizioni e metodologie sarà fondamentale per monitorare nel tempo l’efficacia delle azioni all’interno di ciascun settore”. In tal senso “la nostra proposta per una nuova direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale sarà la chiave di questo sforzo”.
Le imprese dovranno dire come si comportano, dove e come investono. Solo così si potrà tenere sotto controllo l’economia ed essere certi che risponda alle intenzioni di cambiamento eco-compatibile voluto in sede europea. Ma questo da solo non basterà. Servono risorse, perché la trasformazione verde costa, e costa caro. “La modernizzazione sistemica della nostra economia, industria e società richiederà ingenti investimenti”, ricorda Gentiloni. “La nostra stima è che, rispetto al decennio precedente, avremo bisogno di ulteriori 360 miliardi di euro di investimenti legati all’energia ogni anno per raggiungere i nostri obiettivi di emissioni per il 2030″.
La mobilitazione dei finanziamenti privati sarà dunque “cruciale” per giungere alla neutralità climatica. “Le banche sono attori chiave in questo processo, nella loro qualità di prestatori e di intermediari”. Ma, avverte il commissario per l’Economia, “le banche devono fare uno sforzo aggiuntivo e mostrare capacità di innovare“. Altrimenti si rischia di rimanere ancorati ad un modello obsoleto. Per un’economia che cambia, bisogna cambiare anche il modello di finanziamento. Un appello che sembra essere diritto ai sistemi bancari di quei Paesi che, come l’Italia, in questi ultimi anni hanno mostrato scarse capacità nella qualità dei prestiti concessi.