Bruxelles – Sono quaranta gli eurodeputati che hanno scritto oggi (28 settembre) una lettera alla Commissione Europea per chiedere un impegno deciso dell’UE per la scarcerazione immediata di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato al Cairo a febbraio 2020 e detenuto da allora.
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“Abbiamo inviato questa mattina una lettera sottoscritta da 40 deputati europei alla presidente della Commissione europea e all’Alto rappresentante dell’Unione (Josep Borrell) sollecitando la necessità di un forte impegno dell’UE per la liberazione di Patrick Zaki”, scrivono in una nota congiunta il vicepresidente del Parlamento Fabio Massimo Castaldo (M5S) e l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino (PD), promotori della lettera insieme ad altri 19 eurodeputati italiani provenienti da S&D, Non Iscritti, PPE e Verdi europei. Gli eurodeputati alzano la voce nel giorno in cui a Mansura, in Egitto, si è svolta questa mattina la seconda udienza del processo in corso a carico di Zaki, accusato di aver diffuso “notizie false dentro e fuori il Paese” e per il quale rischia fino a cinque anni di carcere. L’udienza è durata poco e il processo è stato rinviato ancora al 7 dicembre, il che significa che Zaki è costretto a rimanere in carcere in Egitto almeno fino ad allora.
“Siamo molto preoccupati dal possibile esito di questo processo che rischia di essere, come tanti nell’Egitto di Al-Sisi, sommario e guidato dalla necessità di mettere a tacere in maniera palese voci critiche e non gradite”, denunciano i deputati, invitando la Commissione a non rimanere indifferente. Tra le altre cose, chiedono la presenza al processo di Zaki di una delegazione europea. “Serve anche una risposta forte e coordinata tra gli Stati dell’Unione che imponga progressi essenziali nel rispetto dei diritti umani all’Egitto”.
Quasi un anno fa, a dicembre 2020, il Parlamento europeo affidava a una risoluzione la denuncia di diritti umani e libertà fondamentali schiacciate in Egitto, insieme a un sistema di repressione brutale e sistematica di qualunque forma di dissenso, facendo crescere nell’Aula di Strasburgo un fronte per i diritti umani in Egitto e oltre. Allora chiedevano “l’immediata e incondizionata” scarcerazione dello studente egiziano e condannavano i tentativi di depistaggio delle autorità egiziane sul rapimento, sulle torture e sull’omicidio di Giulio Regeni. Quasi un anno è passato da quell’appello e la Commissione europea è per tutto questo tempo rimasta in silenzio, come nessuna parola è stata pronunciata oggi per rispondere alle richieste degli eurodeputati.