Bruxelles – Valentina, Martina, Paolo e Chiara. Sono quattro gli italiani tra i venti cittadini “delegati” estratti a sorte dal secondo panel della Conferenza sul futuro dell’UE che porteranno le istanze dei loro “colleghi” europei alla prossima plenaria (in programma il 22-23 ottobre) del forum di discussione sul futuro dell’Europa. Si è concluso ieri (26 settembre) al Parlamento di Strasburgo anche il secondo dei quattro “panel europei dei cittadini” previsto nel quadro Conferenza: tre giorni in cui 200 cittadini selezionati a caso, con almeno un terzo di giovani fra i 16 e i 25 anni, hanno occupato gli scranni dell’Europarlamento per discutere sulla direzione dell’Europa del futuro.
Diritti, valori e democrazia
In particolare, questo secondo panel era dedicato alla democrazia europea ai valori e diritti, allo stato di diritto e alla sicurezza. Uno dei cluster tematici più ampi e complessi, che ha avuto finora più contributi sulla Piattaforma digitale multilingue, con proposte che vanno da una maggiore partecipazione dei cittadini al processo decisionale europeo a una più ambiziosa abolizione del voto all’unanimità in Consiglio che spesso blocca le decisioni. Ma i cittadini si soffermano anche sull’ipotesi di nuove sanzioni verso gli Stati membri che non rispettano i valori fondanti dell’UE.
Nel corso dei tre giorni i cittadini hanno la possibilità di discutere di vari temi con tre “esperti” (come accademici e studiosi) per ciascuna tematica. Si dividono poi in 15 sottogruppi per individuare quali priorità approfondire nel corso delle prossime riunioni del panel (che si terranno a novembre in remoto e a dicembre a Firenze). Provengono da tutti e Ventisette gli Stati membri, hanno culture e provenienza diverse ma in comune la speranza che le loro priorità siano ascoltate dalle Istituzioni di Bruxelles nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa.
Questa volta i “filoni” individuati sono cinque: assicurare il rispetto dei diritti e del principio di non discriminazione; tutelare la democrazia e lo stato di diritto; la riforma dell’UE, inteso come una riforma istituzionale, la riorganizzazione dei processi decisionali e dei voti; la costruzione di una “identità” europea fondata sui valori ma anche sul rafforzamento della conoscenza sull’UE da parte della sua popolazione; infine, la partecipazione dei cittadini europei, uno dei temi più sentiti in cui si prende in considerazione l’idea di introdurre una formula simile al referendum per dare più voce ai cittadini.
Abolire l’unanimità per il futuro dell’Europa
Lo Stato di diritto è messo in discussione in più di uno Stato membro dell’UE, nonostante l’ingresso nella comunità europea sia vincolato sulla carta al rispetto dei diritti fondamentali dell’UE. Ormai è una convinzione assodata – lo scrive anche la Commissione Europea nei suoi report annuali sullo stato di diritto – e viene ripetuto più volte nel corso del panel sul futuro dell’Europa. E’ una certezza anche il fatto che la Commissione abbia pochi strumenti a disposizione per farsi valere con chi fuoriesce dal perimetro democratico: si ripete spesso in relazione a Ungheria e Polonia che lo strumento più potente è l’attivazione dell’articolo 7, la cosiddetta “opzione nucleare” per sospendere il diritto di voto in seno al Consiglio. L’attivazione è praticamente impossibile (e infatti finora non è mai stata usata) perché serve un voto all’unanimità dei Ventisette che non è verosimile riuscire a ottenere.
Nella riflessione sul futuro dell’Europa e del suo processo decisionale, non poteva mancare un punto sull’abolizione del voto all’unanimità in seno al Consiglio, che ancora solleva molte criticità ma che emerge anche tra i contributi sulla piattaforma digitale. Un modo per far sì che Bruxelles si possa farsi valere anche nel rispetto dello stato di diritto. Se anche sono in tanti a chiederlo (soprattutto in Parlamento Europeo) per sbloccare le numerose impasse decisionali – si veda il dibattito sulla difesa europea -, è uno dei membri “esperti” selezionati, l’accademico belga Jan Wouters, a frenare la discussione ricordando ai cittadini che per abolire il voto all’unanimità, paradossalmente, serve l’unanimità tra gli Stati.
Più precisamente serve una più ampia riforma dei Trattati dell’Unione Europea, che richiede la volontà politica di farlo. Gli Stati, nel dare il loro via libera a questo inedito processo di riforma del futuro dell’UE dal basso, hanno espressamente detto che non intendono andare così in fondo, trasformando questo dibattito in una revisione dei trattati. Raccomandazioni vere e proprie arriveranno solo nella primavera del 2022 e si vedrà fino a che punto i cittadini chiederanno di spiengersi.
Non discriminazione e uguaglianza di genere
Tra le priorità emerse in questo primo scambio di idee quella di rafforzare il principio di non discriminazione, che sia essa per razza, sesso, religione ma anche convinzioni personali, età o orientamento sessuale. Ad oggi il trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) vieta la discriminazione solo in base alla nazionalità e consente al Consiglio di adottare provvedimenti contro tutte le altre forme di discriminazioni che richiedono ancora il voto all’unanimità (tutti gli Stati devono essere d’accordo). Nel macro-insieme della “non discriminazione” è stato inserito anche il tema della parità di genere, e ai cittadini è stato chiesto di decidere se gli argomenti dovessero essere trattati in maniera separata.
Per diversi di loro, soprattutto donne, il tema dell’uguaglianza di genere necessità di un filone a se stante, per altri invece rientra nel più ampio concetto di “discriminazione”. “Bisogna collegare il tema dell’uguaglianza di genere con quello del diritto al lavoro, perché in molte realtà l’assenza di parità è un effetto collaterale di un ambiente privo del rispetto del diritto al lavoro”, ha sottolineato una partecipante italiana durante il pomeriggio di domenica. Dopo un primo momento, si è deciso di rimettere la decisione su come affrontare il tema alla piattaforma digitale.
Diritti e valori “fondamenta dell’UE”
A nome delle Istituzioni dell’UE era presente la presidenza di turno di Slovenia. “La democrazia, i valori, i diritti, insieme alle responsabilità e lo stato di diritto sono le fondamenta dell’UE, sono ciò che l’Unione rappresenta”, ha affermato in apertura ai lavori di venerdì Gašper Dovžan, segretario di Stato sloveno e co-presidente della Conferenza a nome del Consiglio. “Siamo consapevoli che l’Unione non è solo l’euro o il mercato comune, ma soprattutto un’unione di valori. Il rispetto dei valori e dei principi fondamentali dell’Unione, compreso lo stato di diritto, sono una responsabilità comune di tutti i suoi Stati membri e delle istituzioni dell’UE”.