Bruxelles – La Germania non è più abituata all’instabilità politica. Dopo 16 anni ininterrotti di guida ragionata e compassata della cancelliera Angela Merkel, il Paese si risveglia in un clima di vigilia elettorale più incerto che mai. È tutto pronto per le prime elezioni federali dell’era post-Merkel, un voto storico per gli equilibri futuri non solo in Germania, ma anche in Europa. Tre partiti si sfidano per conquistare la cancelleria e altri tre cercano un risultato significativo per proporsi come possibili alleati di governo, all’interno di una coalizione che sarà tutta da pensare, ragionare e costruire.
Domani, domenica 26 settembre, si apriranno le urne per oltre 60 milioni di elettori tedeschi, chiamati a eleggere i 598 membri del Bundestag. È quasi impossibile prevedere l’esito del voto, avendo assistito per mesi ad alti e bassi da parte di tutti i maggiori partiti in corsa. Gli ultimi sondaggi danno il Partito Socialdemocratico di Olaf Scholz al 26 per cento, grazie alle prestazioni convincenti dell’attuale vicecancelliere nei dibattiti televisivi tra candidati, che hanno lanciato l’SPD al primo posto solitario per tutto l’ultimo mese di campagna elettorale. Per il momento Scholz è il candidato più quotato alla vittoria di queste elezioni per la cancelleria in Germania.
In difficoltà, ma potenzialmente appaiato all’SPD, il blocco conservatore CDU-CSU. I cristiano-democratici del ministro-presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia, Armin Laschet, sono risaliti al 22 per cento, dopo il crollo verticale che li aveva portati al loro livello più basso nella storia della Germania del dopoguerra. Il partito ininterrottamente al governo dal 2005 si era ripreso dalle difficoltà primaverili impostando la propria campagna elettorale sullo slogan Deutschland gemeinsam machen (“Costruiamo la Germania insieme”) e su una strategia di coinvolgimento dei giovani sui social media. Ma all’apice della rimonta della CDU, proprio il candidato alla cancelleria era stato pizzicato dalle telecamere nell’atto di ridere mentre il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, stava tenendo il suo discorso di cordoglio a Erftstadt, uno dei centri più colpiti dall’alluvione dello scorso luglio.
Staccati, ma comunque in corsa per un risultato storico alle elezioni per la cancelleria in Germania, i Verdi di Annalena Baerbock. Secondo i sondaggi, in primavera il partito ecologista era diventato la prima forza del Paese, un inedito nella storia tedesca. Ma dopo alcune accuse di plagio, ritocchi del curriculum e incapacità di gestire le pressioni esterne da parte della propria candidata, i Verdi hanno iniziato un lento declino che li ha riportati al 16 per cento e da cui non sono più risaliti. Per gli ecologisti si profila però la concreta possibilità di sedersi al tavolo dei negoziati per formare il nuovo governo, con diverse opzioni possibili: all’interno di una grandissima coalizione con CDU-CSU ed SPD, di una coalizione semaforo con rossi dell’SPD e gialli dell’FDP (Partito Liberale Democratico), oppure un’alleanza Giamaika con CDU e FDP (dai colori della bandiera dell’isola caraibica, nero-verde-giallo).
BUNDESTAGSWAHL | Sonntagsfrage Ipsos
SPD: 26% (-1)
Union: 22% (+1)
GRÜNE: 16% (-2)
FDP: 12% (+2)
AfD: 11%
LINKE: 7%
Sonstige: 6%Änderungen zur letzten Umfrage vom 17. September 2021
Verlauf: https://t.co/hsxgiAoruC#btw #btw21 #BTWahl2021 pic.twitter.com/UeSrkUF9uO
— Deutschland Wählt (@Wahlen_DE) September 24, 2021
In uno scenario incerto – dove l’unica certezza è che non con questi numeri sarà impossibile ricreare una qualsiasi alleanza bipartitica (né rinnovare la Große Koalition tra SPD e CDU, né un nuovo asse tra Verdi ed SPD o CDU) – ogni voto potrà fare la differenza, ma soprattutto potrà premiare i tre partiti minori. L’estrema destra di Alternative für Deutschland è l’unica forza esclusa a priori dall’arco costituzionale per la formazione del governo: se AfD dovesse andare oltre l’11 per cento dei consensi che i sondaggi le attribuiscono, il Bundestag dovrà però fare i conti con un’opposizione di destra forte, che punterà tutte le sue carte su una linea dura anti-immigrazione.
Le elezioni di domani per la cancelleria in Germania saranno un banco di prova decisivo soprattutto per i liberali di FDP e per la sinistra di Die Linke. Il partito guidato da Christian Lindner sa di non avere possibilità di conquistare il bottino grosso, ma anche dalle prestazioni elettorali del partito liberale potrebbero dipendere le future alleanze: non solo una partecipazione più o meno consistente di FDP nel prossimo governo, ma anche un ruolo di primo piano se il blocco conservatore dovesse crollare e l’FDP fosse visto da Verdi ed SPD come nuovo interlocutore di centro.
Per il partito guidato da Dietmar Bartsch e da Janine Wissler si è aperto nelle ultime settimane uno scenario finora quasi insperato. Con l’avanzata dell’SPD e i Verdi al 16 per cento, una buona prestazione elettorale di Die Linke (secondo i sondaggi al 7 per cento) potrebbe spingere le consultazioni verso una possibile alleanza rosso-verde-rosso e relegare all’opposizione i conservatori della CDU. La strada è in salita, ma l’obiettivo della maggioranza al Bundestag è lontano solo una manciata di punti percentuali. Il tempo dell’attesa elettorale e dei sondaggi è ormai agli sgoccioli. Da domani saranno gli elettori a mettere nero su bianco il destino della Germania.