L’èra che ha visto Angela Merkel per sedici anni alla guida della Germania si avvia a conclusione. Le imminenti consultazioni federali, previste per il 26 settembre, rappresentano un unicum nella storia tedesca: per la prima volta, dal 1945, nessuno dei candidati alla Cancelleria è già titolare di quella carica. La sfida fra i competitors è totalmente aperta.
Una storia che parte da lontano
Cresciuta nella regione dell’Uckermark e attivista nell’associazione giovanile socialista, dopo aver conseguito la laurea in fisica quantistica e un dottorato, Angela Merkel entra a far parte dell’Unione Cristiano Democratica (CDU).
Si fa conoscere fin da subito. Nel 1990 la “ragazza dell’Est” – appellativo che le riservano – diventa vice portavoce dell’ultimo esecutivo della DDR (12 aprile-2 ottobre 1990) affidato a Lothar de Maizièr, primo ministro che trattò con la Repubblica federale di Helmut Kohl.
Kohl nota Merkel e le offre un collegio in Meclemburgo in quota Cdu. Le elezioni, le prime della Repubblica federale tedesca, rappresentano il primo successo di Angela, che a breve viene nominata ministro delle Pari opportunità e della Gioventù.
Nel 1995, le nuove elezioni e, ancora una volta, la designazione a ministro. Questa volta le viene affidato il dicastero dell’ambiente e sarà presente al primo vertice dell’Onu sul clima.
La leadership della CDU
L’ascesa alla leadership del partito inizia nel 2000. Merkel sfrutta a suo vantaggio una crisi che si genera a seguito dello scandalo finanziario relativo a donazioni illegali in seno alla CDU, in cui sono coinvolti Helmut Kohl e il suo delfino Wolfgang Schaeuble. Merkel è estranea alla vicenda – mai nella sua carriera sarà coinvolta in qualche macchia – attacca frontalmente Kohl, invoca un nuovo inizio per la CDU e ne diventa Presidente il 10 aprile 2000. Inizia contestualmente il cammino verso il Cancellierato.
Il Cancellierato
È il 18 settembre del 2005. Alle elezioni la SPD (Partito Socialdemocratico) perde oltre il 4%. SPD e CDU/CSU, costituiscono una nuova grande coalizione, la prima della Repubblica di Berlino, con guida affidata a Angela Merkel, la prima donna Cancelliere federale. Dall’analisi del voto emerge come Merkel deve la sua vittoria agli elettori non dei territori in cui è cresciuta ma di quelli della Germania dell’Ovest.
Da allora è stata interrottamente alla guida della prima potenza economica europea, governando nel suo secondo mandato (2009) con i liberali, nel terzo nuovamente in una grande coalizione con la SPD, riconfermata anche nell’ultimo mandato (2017).
Il rapporto con l’Unione Europea
Convinta sostenitrice che la Germania, in un mondo globalizzato e multipolare, potesse mantenere la sua ricchezza e il suo peso solo in una dimensione europea , è stata una personalità dominante nella politica europea. L’”Economist” nel 2015 l’ha chiamata “l’Europea indispensabile”. Nello stesso anno, per la sua leadership morale, il “Time” la nomina persona dell’anno.
La sua azione è avvenuta nei momenti più difficili della storia europea: la crisi finanziaria del 2007-2008, quella dei profughi del 2015 e la pandemia nel 2020.
Merkel ha avuto un approccio pragmatico tanto nella politica interna quanto in quella estera. Simbolo della Macht Politik, ha governato orientandosi alla soluzione, ricorrendo via via agli aggiustamenti necessari. Pensiamo alla recente crisi da Covid-19 in cui c’è stato un cambio di rotta con la decisione della sospensione del patto di stabilità e il successivo Recovery Plan, atto di solidarietà e di vera integrazione europea.
La fine del mandato
Merkel lascia la politica nel momento in cui il suo consenso, stando ai sondaggi, è alto, mentre, il suo partito è al minimo storico. Con la sua uscita, “Noi europei” -come lei stessa aveva affermato nel corso di una manifestazione nel maggio del 2017 – siamo chiamati a “prendere il mano il nostro destino” e continuare sulla strada dell’unione e del progresso.