Bruxelles – Oltre 800 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame nel 2020 e non vivono in condizioni di sicurezza alimentare. Centinaia di milioni di persone vanno a letto affamate, oltre tre miliardi non possono permettersi una dieta sana e quasi un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo viene perso o sprecato. Numeri che la pandemia da COVID-19 ha aumentato, aggravando l’insicurezza alimentare già percepita nelle aree meno sviluppate del pianeta. Numeri che sceglie di elencare il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, aprendo i lavori del Food Systems Summit il vertice ONU dei sistemi alimentari che si è tenuto ieri (23 settembre) a New York, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La responsabilità del clima
“La crisi causata dalla pandemia si sta svolgendo contro una crisi planetaria che sta minacciando il nostro clima e la vita come la conosciamo. La produzione alimentare e i produttori locali sono sempre più vulnerabili agli impatti negativi dei cambiamenti climatici”, ha sottolineato Guterres. L’obiettivo del vertice era quello di realizzare progressi su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, introdotti dalle Nazioni Unite nel 2015 come un ampio elenco di impegni da centrare, porre fine alla fame e alla povertà, raggiungere l’uguaglianza di genere e agire sui cambiamenti climatici.
Proprio sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare e i produttori locali si sofferma il segretario generale ONU. Tra gli scenari recenti, le temperature superiori a 1,5°C e 2°C sopra i livelli preindustriali “saranno superate durante il 21° secolo, a meno che le emissioni globali di gas serra non vengano dimezzate nel prossimo decennio”. Ma la filiera agroalimentare è responsabile di almeno un terzo delle emissioni di gas serra, fino all’80 per cento della perdita di biodiversità e fino al 70 per cento dell’acqua dolce sfruttato. Questo significa agire anche per rendere i sistemi alimentare meno impattanti e più sostenibili in termini di risorse.
L’appello di Draghi per la sicurezza alimentare
Sulla stessa linea il presidente del Consiglio, Mario Draghi, secondo cui le “variazioni nei modelli di precipitazioni e le ondate di calore hanno ridotto la resa delle colture e la produttività dei terreni”. Crisi sanitaria, instabilità economica e cambiamenti climatici possono “minare i nostri sforzi collettivi per combattere la fame a livello globale”. Di come rendere i sistemi alimentari più resilienti si è discusso al pre-Summit di Roma, appena due mesi fa, ospitato dalla presidenza italiana del G20. Ora è tempo di dare un seguito a queste discussioni.
“L’Italia è pienamente impegnata a promuovere sistemi alimentari sostenibili e resilienti, sia a livello nazionale che come Presidenza del G20”, ha aggiunto Draghi. Esorta la comunità internazionale a garantire a tutti una nutrizione adeguata e a creare catene alimentari resilienti, per raggiungere l’obiettivo di fame zero nel 2030. “Vogliamo avviare un’azione coordinata a livello mondiale in materia di sicurezza alimentare e nutrizione in risposta al COVID-19”, a cui lavorerà la “Food Coalition” che l’Italia e l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) hanno promosso lo scorso anno con questi obiettivi.