Bruxelles – È arrivata a tambur battente la replica di Huawei sul caso Lituania, dove il 21 settembre il ministero della Difesa aveva richiesto ai propri cittadini di disfarsi dei cellulari cinesi, in quanto dotati di software di censura e a rischio di furto dei dati personali.
La compagnia di Shenzhen ribadisce oggi in una nota di avere “sempre aderito al principio di integrità, di rispettare le leggi e i regolamenti dei Paesi in cui opera e di considerare la sicurezza informatica e la protezione della privacy come priorità assolute”. Per quanto riguarda i dati, Huawei sostiene che questi non vengano mai elaborati al di fuori dei propri dispositivi e di raccoglierli in base al principio di minimizzazione, “al solo fine di migliorare la personalizzazione dei servizi e l’esperienza d’uso”.
Per quanto riguarda il loro utilizzo sui telefoni Huawei, “AppGallery – spiega l’azienda -raccoglie ed elabora solo i dati necessari a consentire ai propri clienti di cercare, installare e gestire app di terze parti, allo stesso modo di tutti gli altri app store”. La compagnia ricorda come Petal Search e AppGallery abbiano ottenuto la certificazione di conformità al GDPR dallo European Privacy Seal e che “queste app provengono da fonti disponibili pubblicamente”.