Roma – Per il nuovo patto per le migrazioni e asilo dovremo aspettare il mese di maggio del 2022. Ad ammettere lo stallo sulla proposta della Commissione europea è il vicepresidente Margaritis Schinas in missione a Roma per la riunione dei vertici del Partito popolare europeo e per incontrare la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
“Mi aspetto che si facciano progressi reali, dopo maggio, dopo le elezioni presidenziali francesi” ha detto a proposito di un accordo complessivo che stenta a fare breccia nel muro di Visegrad (il blocco costituito da Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia) e convergenze tra i 27 in tema di rimpatri, collocamenti, controlli alle frontiere e soprattutto sulle nuove regole per i paesi di primo arrivo.
Nel faccia a faccia con la ministra italiana Schinas ha poi ammesso che “nonostante i nostri sforzi, il livello dei ricollocamenti e della solidarietà non è dove dovremmo che fosse, perché ci sono molti governi che non si fanno avanti in attesa dell’accordo complessivo sul Patto per le migrazioni”. Lamorgese ha rivendicato per l’ennesima volta la necessità di un approccio “che tenga conto della soluzione specifica dell’Italia”, e “attende per i prossimi mesi dai Paesi membri un segnale concreto di solidarietà sul fronte del ricollocamento dei migranti”.
Insomma non bastano più le rassicurazioni a parole che arrivano da Bruxelles e a una situazione già difficile per la crisi in Tunisia e Libia, la titolare del Viminale ha mostrato la sua ulteriore preoccupazione per la drammatica situazione in Afghanistan e i profughi in arrivo dalla rotta balcanica. Lamorgese ha rappresentato al vicepresidente Schinas “l’urgenza di un incontro tra i Paesi membri interessati, coordinato dalla Commissione europea, per condividere una linea comune di azione sulla gestione dei flussi migratori via terra e delle richieste di asilo nei Paesi di primo ingresso nella Ue”.
Oltre Schinas, all’appuntamento del PPE a Roma parteciperà nella seconda giornata anche un altro vicepresidente, Valdis Dombrovskis, protagonista di un panel sul Recovery plan. Intorno ai temi sulle imminenti prospettive politiche come la futura presidenza del Parlamento europeo, i popolari confermano con il capogruppo Manfred Weber l’intenzione di far rispettare l’accordo sulla staffetta per i prossimi due anni e mezzo, nonostante la sua decisione di ritirarsi dalla corsa per la successione a David Sassoli. “Un accordo cristallino – manda a dire a Socialisti e Renew europe – che non è legato a una persona ma spetta al PPE. Decideremo noi per conto nostro chi sarà il candidato”.
Weber ha poi dettato la linea del partito a proposito della discussione sulla riforma del patto di stabilità, rilanciata dal Commissario per gli affari economici Paolo Gentiloni. “Prima che l’economia torni alla normalità credo non dobbiamo considerare di cambiare alcuna regola di bilancio” ha detto Weber, aggiungendo che “l’ultimo anno e mezzo ha dimostrato che quelle regole possono essere applicate anche in situazioni straordinarie”.