Bruxelles – Il lavoro del futuro? Smart, dinamico e tecnologico. Questo è il risultato dell’ultima ricerca Sharp “The Future of Work”, condotta con 6mila lavoratori impiegati in piccole e medie imprese in tutta Europa. La parola d’ordine è flessibilità: in tutti i Paesi la modalità di lavoro preferita è quella ibrida, in parte in presenza, in parte da remoto. Per il 73,54 per cento degli intervistati, è fondamentale la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo, ma il 60,11 % ritiene comunque imprescindibile la possibilità dell’incontro fisico e del confronto con i propri colleghi, percentuale che schizza all’87 per cento tra i lavoratori francesi. Il lavoro flessibile sembra dunque essere in cima alle preferenze degli europei dopo l’esperienza forzata del lavoro da remoto dovuta alla pandemia.
Tra le nazionalità, gli spagnoli e i tedeschi sono coloro che apprezzano maggiormente il lavoro da remoto a tempo pieno, mentre i polacchi preferirebbero lavorare in ufficio full-time. Tuttavia, non mancano le criticità del rientro in sede, anche se questo fosse solamente a tempo parziale. Gli intervistati elencano cinque principali cause che scoraggerebbero il rientro a tempo pieno: mancanza di tecnologia adeguata, organizzazione degli spazi limitata, servizi condivisi con altre società, accessibilità esclusivamente con mezzi pubblici e design banale o poco interessante.
“L’impatto della pandemia sulle carriere, soprattutto dei giovani , è una difficile eredità, tra le altre, che ci lascia il 2020” conclude Carlo Alberto Tenchini direttore marketing e comunicazione di Sharp Italia. “Ma la tecnologia non deve giocare solo in difesa ma anche contrattaccare affinché non vengano mutate del tutto consuetudini lavorative importanti quali, ad esempio, lavorare in team negli uffici con scambi generazionali e di esperienze che possono svilupparsi solo negli ambienti di lavoro e alle quali è impensabile rinunciare”.