Bruxelles – Il punto di partenza per la riflessione sul futuro delle regole di bilancio europee è il discorso sullo Stato dell’Unione della presidente della Commissione europea. “Ursula von der Leyen ha detto che non vanno ripetuti gli errori del passato, e ha ragione”. Christine Lagarde allora ne approfitta per ricordare il suo, di passato. La presidenza della BCE è il punto di arrivo di un percorso che ha visto la francese ricoprire diversi ruoli. “Quando ho cominciato come ministro dell’Economia abbiamo avuto il crack di Lehman Brothers, poi c’è stata la crisi dell’euro (ai tempi in cui dirigeva il Fondo monetario internazionale, ndr), e ora il COVID” con Lagarde a capo della Banca centrale europea. “Mio marito mi ha detto: ‘Non andare da nessuna altra parte!”.
Ci ride sù, sdrammatizza. Le serve per ricordare che alla fine “la mia vita non è che un navigare attraverso le crisi“. Alla platea della Scuola di alti studi commerciali di Parigi (HEC Paris), che organizzato la tavola rotonda sul futuro dell’euro, Lagarde assicura di avere appreso molto, di aver imparato ad essere in grado di agire come e quando serve. “Abbiamo agito perché dovevamo“, dice rispondendo ad una domanda del pubblico, sulle azioni adottate dalla BCE per rispondere all’impatto della crisi sanitaria. “A volte le misure si rendono obbligatorie, non possiamo restare senza fare niente pensando che tanto ci penserà qualcun altro”.
Ma sarà qualcuno di diverso dalla BCE a dover riscrivere le regole di bilancio comune, e qui il ragionamento di Lagarde giunge al punto nevralgico. “Che la situazione è cambiata è un dato di fatto, e la risposta alla pandemia, con le regole che ne seguiranno, non può non tenere conto di questo cambiamento”. Non entra nello specifico, perché il cambio del patto di stabilità può richiedere una riscrittura dei trattati. “Non so se questo avverrà”, ma alla luce della crisi e del mutato quadro “posso capire che ci sarà una transizione prima del ritorno alle regole” attualmente sospese.
Lagarde dunque lascia intendere che si produrrà una formula ibrida. Una specie di ‘congelamento’ degli attuali vincoli di Maastricht (3% il tetto massimo del rapporto deficit/PIL, 60% la soglia massima del debito pubblico in rapporto al Prodotto interno lordo), gli stessi del patto di stabilità e crescita e del patto di bilancio europeo, e l’introduzione di un nuovo regime temporaneo prima del ritorno alle regole tradizionali.
Sarebbe questa una soluzione più sostenibile perché più praticabile da un punto di vista giuridico, oltre ad essere la risposta che serve alla crisi, ripercossa sugli Erari nazionali. “Ogni Paese ha visto crescere il proprio debito e il proprio deficit”. In termini meno formali, “quanto fatto per rispondere alla pandemia è stato davvero trasgressivo“. Si può correggere una misura fuori dalle regole convenzionali seguendo le regole? Per Lagarde la risposta è ‘no’. Per tornare alla situazione iniziale, “bisogna tenere conto di quello che è cambiato”.