Bruxelles – Produttivi senza essere eccessivamente intensivi e con basse emissioni di gas serra. Il modello agricolo italiano, basato essenzialmente su piccole e medie imprese, funziona ed è stato “una storia di successo” anche durante la pandemia oltre a essere sulla buona strada anche in termini di sostenibilità. A sottolinearlo è il commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, arrivato oggi (16 settembre) a Firenze per prendere parte a tre giornate di eventi “agricoli” sotto la presidenza italiana del G20. Inaugurata oggi con l’Open Forum sull’Agricoltura sostenibile dedicato ai temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, organizzato dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, la ministeriale vera e propria è in programma domani e sabato (17-18 settembre) con la cornice fiorentina a fare da sfondo ai ministri dell’agricoltura delle venti più importanti economie al mondo.
Prima dell’inizio dei lavori, il commissario polacco rivolge un grazie agli agricoltori italiani per aver contribuito a sostenere la sicurezza alimentare in Europa durante i momenti difficili di pandemia. “Mostra quanto sia resiliente la nostra agricoltura, ma ci mostra anche dove dobbiamo intervenire per rafforzare il settore, attraverso la nostra riforma della Politica agricola comune (PAC): dobbiamo garantire che un’agricoltura resiliente sopravviva per le generazioni future e anche migliorare il grado di sostenibilità di tutta la filiera”.
Transparency and avoidance of conflict of interest is an important part of ensuring proper budget expenditure in the context of the CAP.
— Janusz Wojciechowski (@jwojc) September 16, 2021
Sostenibilità che non solo è il tema al centro del G20 ma anche uno dei principali (se non il principale) elemento innovativo della riforma della PAC (2023-2027) attualmente al vaglio di Bruxelles. Parlando con la stampa presente, Wojciechowski non fa a meno di citare il modello agricolo italiano basato su piccole e medie aziende come una storia di successo. “Per me è importante trarre una lezione dalle caratteristiche dell’agricoltura italiana, è un settore che va bene, perché si basa su una struttura di piccole e medie imprese, o imprese a conduzione familiare che di fatto hanno un’estensione inferiore alla media europea, quella italiana è 11 ettari, quella europea è 16 ettari. Ma di fatto l’indice di produttività delle imprese è molto alta” ha concluso il commissario europeo.
Al tempo stesso, dà merito al governo di Roma per aver organizzato questa riunione proprio a Firenze “dove vediamo quanto il modello italiano (e in particolare toscano) sia una storia di successo per quanto riguarda agricoltura biologica e filiera corta, ma anche per la collaborazione tra produttori e impianti di trasformazione”. Nel suo intervento del pomeriggio all’Open Forum, il commissario racconta di aver scambiato qualche parola nella città toscana con i rappresentanti del mondo agricolo e agricoltori – presenti all’evento – che hanno definito la strategia ‘Farm to Fork’ per la sostenibilità della filiera agroalimentare l’unica strada per il futuro dell’agricoltura, “mi hanno confermato con fermezza che è la giusta direzione per assicurare la sicurezza alimentare”, ha detto sottolineando l’importanza di guardare “alla qualità e non alla quantità” della produzione.
Un’inversione di marcia che, come è noto, non è sempre bene accolta, ma è verso la sostenibilità che dovrebbe andare anche la nuova Politica comunitaria, per la quale viene stanziato un buon 30 per cento dei fondi europei. “Dobbiamo prestare moltissima attenzione a determinate questioni, come la trasparenza (sui trasferimenti delle risorse agli Stati membri, ndr), per evitare fattispecie di conflitti di interessi gravi negli stati membri”, avverte il commissario sui fondi PAC che inizieranno a essere trasferiti dal primo gennaio 2023. Fa sapere di aver “recentemente inviato una lettera a tutti i ministri europei dell’agricoltura per ricordare ridurre al minimo il rischio di conflitto di interesse” ha detto il commissario, ricordando che la PAC – con i suoi 387 miliardi di euro fino al 2027 – è uno strumento fondamentale di protezione per le piccole e medie imprese, ma anche opportunità per quelle grandi.
Wojciechowski vola in Italia in un momento di frizione tra Bruxelles e Roma, quando si è da poco aperto il dibattito sulla tutela dell’indicazione geografica della menzione tradizionale di “prosek” un vino dolce da tavola croato. E non poteva mancare all’attenzione della visita in Italia. “La Commissione europea ha svolto molte analisi giuridiche dalle quali è emerso che non ci sono motivi per rifiutare la richiesta croata, perché il Prosecco e il Prosek sono stati riconosciuti come prodotti differenti”, ha spiegato alla stampa il commissario, che aggiunge però di aver ascoltato “molte considerazioni da parte dell’Italia, del ministro (Stefano) Patuanelli e delle Regioni. La questione del Prosecco è molto specifica e seria. Considererò in modo molto serio le obiezioni dell’Italia, e su questo aspetto non c’è ancora la parola fine”, ha detto lasciando uno spiraglio di speranza a chi si oppone. L’Italia ha due mesi di tempo per avanzare obiezioni formali e impedire il riconoscimento del vino croato.