Bruxelles – Non rimanere paralizzati di fronte alla paura della transizione ‘verde’. E’ l’appello che Frans Timmermans rivolge ancora una volta alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, nel primo dibattito sul ‘Fit for 55’ con tutti gli eurodeputati da quando la Commissione ha presentato il suo ambizioso pacchetto sul clima lo scorso 14 luglio. Il vicepresidente dell’Esecutivo esordisce in questi termini perché attorno al pacchetto si è creato un dibattito sull’aumento dei prezzi dell’energia in Italia e Europa a cui si è assistito dall’ultimo trimestre, in parte connesso ad un aumento dei prezzi dei permessi per emettere anidride carbonica, che le aziende in UE si scambiano attraverso l’Emission trading system (ETS), il cosiddetto mercato del carbonio.
Il ‘Fit For 55’ non solo prevede una riduzione delle quote con conseguente aumento del prezzo, ma anche l’estensione del mercato del carbonio al riscaldamento degli edifici e ai trasporti su strada, contro cui si scaglia buona parte dell’Europarlamento pur avendo accolto calorosamente la riforma varata dalla Commissione. I deputati temono soprattutto una transizione ingiusta, ovvero un aumento dei prezzi del carbonio sul gas o sul petrolio che usiamo per riscaldare le nostre case e sul carburante nelle nostre auto, che potrebbe portare conseguenze negative sulla fascia più povera della popolazione.
In queste ore se ne parla diffusamente anche in Italia, perché il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha stimato durante un convegno della CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) a Genova un aumento delle bolletta dell’energia elettrica del 40 per cento nel prossimo trimestre.
Timmermans si affretta a spiegare agli europarlamentari che solo “un quinto dell’aumento è da attribuire all’aumento dei permessi della CO2”, il resto è da ricondurre alla mancanza di materie prime, come il gas o combustibili derivanti dal petrolio, nel mercato europeo, che nell’ultimo anno hanno assistito ad un aumento dei prezzi anche dovuto alla ripresa dopo mesi di attività ferme dovuto alla pandemia. Nel 2018, stima Eurostat, la produzione di energia primaria nell’UE era inferiore del 9,2 rispetto a quella di dieci anni prima, con Mosca come il principale fornitore di gas naturale, petrolio greggio e carbon fossile (circa il 26 per cento delle importazioni di petrolio e il 40 per cento delle importazioni di gas verso l’UE).
Se si parla di combustibili fossili la dipendenza energetica dell’Unione è indiscussa, ma la rivoluzione verde promossa con il Green Deal impone un cambiamento nel mix energetico europeo in favore delle energie verdi e rinnovabili, dove l’UE fa meglio anche in termini di produzione primaria. Per questo – ritiene Timmermans – è necessario accelerare la transizione e non rallentarla. “Se avessimo fatto il Green Deal cinque anni fa non saremmo in questa situazione perché saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale”.
All’eredità politica di Timmermans si lega la nascita del futuro Fondo sociale per il clima, voluto per ammortizzare i costi della transizione e della nascita del nuovo ETS. Fortemente chiesto da Timmermans, il fondo si finanzierà attraverso il 25 per cento delle entrate provenienti da questo secondo sistema ETS dedicato a trasporti ed edifici. Sarà prefinanziato dal Bilancio europeo e secondo le stime dell’UE in sette anni (2025-2032) potrebbe mobilitare 72,2 miliardi di euro agli Stati membri per mitigare eventuali aumenti dei prezzi per carburanti e riscaldamenti. Per Timmermans il fondo è la soluzione per una “equa ripartizione degli oneri”. Bruxelles lavora sul fronte interno ma anche su quello esterno della diplomazia climatica, in vista dei preparativi per la COP26 di Glasgow, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite in programma dal 31 ottobre al 12 novembre. “C’è interesse reale in quello che fa l’Europa”, afferma Timmermans, dicendosi convinto che “riusciremo a trasformare Glasgow in un successo ed evitare che la crisi climatica sfugga al nostro controllo, ma dobbiamo agire subito”.
La Commissione UE “ha fatto una proposta ambiziosa per l’Europa, ma possiamo solo proteggere il clima a livello globale. Quindi dobbiamo esercitare più pressione sulla Cina e su altri per seguire”, ha ricordato nel corso del dibattito Peter Liese, eurodeputato del Partito popolare europeo (PPE). “Finalmente stiamo entrando nella fase dell’azione e il gruppo S&D è pronto a discutere ogni punto del ‘Fit for 55’ pacchetto a condizione che i guadagni e gli oneri siano condivisi in modo equo e giusto”, sottolinea Mohammed Chahim a nome dei Socialdemocratici. Transizione giusta evocata anche dell’eurodeputato liberale di Renew Europe, Pascal Canfin, che ha sollevato di nuovo dubbi sull’estensione dell’ETS.
Quello di oggi è stato il primo dibattito sul pacchetto clima dell’Emiciclo, che però aveva ampiamente espresso la sua posizione. In generale c’è stata grande accoglienza da parte di tutti i gruppi politici all’Eurocamera, arresi al fatto che una rivoluzione di questa portata sia necessaria. Ma il pacchetto va migliorato, e l’Europarlamento cercherà di modificare durante i negoziati con il Consiglio alcuni aspetti più critici. “I Paesi industriali sono costruiti su emissioni che ora sono pericolose per la vita. Abbiamo una responsabilità. Dobbiamo porre fine ai certificati di inquinamento gratuiti e ai sussidi per i combustibili fossili e passare alle energie rinnovabili. Sappiamo cosa fare, dobbiamo solo farlo!”, ricorda anche la co-presidente dei Verdi europei, Ska Keller. “L’emergenza climatica è in atto e porta con sé fenomeni estremi sempre più frequenti, delineando un pianeta nel quale la maggioranza degli organismi e degli ecosistemi non riuscirà ad adattarsi. In un contesto del genere, l’Unione europea ha l’obbligo di accelerare la riduzione delle sue emissioni, e il pacchetto Fit for 55, che prevede l’attuazione di misure importanti solo dopo il 2030, sebbene sia un passo nella giusta direzione, non si configura come strumento adeguato ad affrontare l’urgenza”, le fa eco in una nota la delegazione italiana del gruppo dei Greens/EFA, con Eleonora Evi, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini, a margine della discussione sul pacchetto Fit for 55.
Ma nel dibattito emergono anche le preoccupazioni sul rincaro delle bollette e dei prezzi dell’energia, nelle parole dell’eurodeputato della Lega Paolo Borchia, nel gruppo Identità e democrazia (ID). “Sarebbe il minimo porsi delle domande, ma non ho sentito una parola sull’aumento delle bollette per imprese e consumatori. Non una parola sull’aumento a dismisura del consumo d’acqua necessario per raggiungere i poco credibili obiettivi di questo pacchetto: qualcuno si è dimenticato che il consumo di metalli e di terre rare ha bisogno di ingenti risorse idriche”, afferma nel suo intervento.