Roma – Strumenti e strategie europee per fronteggiare l’aumento dei costi delle materie prime. E’ il suggerimento del nostro governo, ribadito dal viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin in risposta ad alcuni senatori che in una interrogazione hanno puntato dito sui recentissimi aumenti dei prezzi delle materie prime. Quelle nel settore edilizio in particolare, ma non solo, con evidenti ricadute che possono “mettere a repentaglio i progetti del piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Nel dettaglio: l’acciaio, tra novembre 2020 e febbraio 2021, è aumentato del 130 per cento, i laminati sono saliti del 45 per cento, l’acciaio inox del 37,1 per cento, rame del 31,4 per cento e l’alluminio sfiora il 30 per cento in più; anche nel segmento del legname si segnalano rincari che vanno dal 25,9 al 39,4 per cento, così come per malte e collanti (9,4), laterizi (11,3 per cento) e ponteggi, il cui costo è salito da 15 a 24 euro al metro quadro; sono molto consistenti i rialzi anche nelle plastiche con il polipropilene che supera il 30 per cento, il PVC segna un 22,8 per cento in più e, infine, i semilavorati per la meccanica mostrano un aumento medio dei prezzi del 25,5 per cento, mentre risulta più contenuto quello della componentistica elettronica, che si attesta al 17,2 per cento in più.
Il viceministro Pichetto Fratin riconosce che siamo di fronte a “una generalizzata difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di materiale di base per la produzione industriale e il conseguente aumento del loro costo. In particolare, l’aumento dei prezzi dei materiali ha impatto anche sul settore dell’edilizia, comportando ripercussioni sui cantieri in corso, nonché sui progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e sull’efficacia della misura del superbonus 110 per cento”.
E se da un lato il monitoraggio dell’andamento dei prezzi è un aspetto che vede la ripartizione di competenze tra diversi organi, fra cui l‘Osservatorio prezzi e tariffe del Ministero dello sviluppo economico e l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato (AGCM), per la repressione delle pratiche commerciali scorrette a danno dei consumatori, dall’altro è altrettanto vero che “l’aumento dei prezzi delle materie prime necessita di una risposta a livello europeo“, sottolinea il rappresentante dell’esecutivo. Perché – non manca di rilevare – ad esempio i prezzi dell’acciaio e di altri materiali non ferrosi (ad esempio, il rame) sono aumentati alla luce di diversi fattori, che riguardano non solo il rapporto tra domanda e offerta del prodotto, “ma anche l’esistenza, a livello europeo, di misure di salvaguardia che impongono l’applicazione di dazi di entità rilevante”.
Certo non mancano iniziative UE, come il recentissimo sondaggio avviato a giugno sulle “industrie energivore e materie prime” o anche il “piano d’azione sulle materie prime critiche” per migliorare le dinamiche del commercio internazionale, per contrastare misure di distorsione degli scambi, al fine di raggiungere una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti. Ma – insiste il viceministro allo sviluppo economico – è “strategico delineare un quadro europeo, finalizzato ad addivenire a soluzioni, possibilmente armonizzate, per garantire l’approvvigionamento delle materie prime e sostenere lo sviluppo competitivo delle imprese italiane”. E l’obiettivo è ” rendere le catene degli approvvigionamenti più sicure e resilienti alle variabili del commercio mondiale, nonché prevenire ed evitare qualunque fenomeno speculativo che determini ingiustificati aumenti dei prezzi”.