Bruxelles – L’eurozona è ancora più vicina ad accogliere la Croazia. In occasione dell’Eurogruppo informale ospitato in Slovenia è stato firmato oggi il protocollo d’intesa che stabilisce i passi necessari per iniziare a realizzare i prototipi di moneta dell’UE. Si tratta di un documento ufficiale, sottoscritto tra la parti, che permette alle autorità croate, con l’assistenza della Commissione e degli Stati membri di Eurolandia, di coniare monete di prova per verificare l’idoneità tecnica delle future monete in euro per distributori automatici e macchine per il trattamento delle monete. Non solo. Il memorandum contiene le disposizioni per la distribuzione delle monete in euro e il ritiro della kuna croata durante il passaggio all’euro, e consente il trasferimento dei macchinari necessari per l’emissione di cartamoneta.
“E’ un segnale politico davvero importante per il futuro dell’area dell’euro”, sottolinea i presidente dell’Eurogruppo, il ministro delle Finanze irlandese Paschal Donohoe. L’atto della firma del documento “è un riconoscimento del lavoro che stanno svolgendo in Croazia nei loro processi relativi alla potenziale adesione”, che a Zagabria vorrebbero raggiungere entro il 2023.
Servirà ancora del tempo. “Prima di poter adottare la moneta unica europea, la Croazia deve prima soddisfare tutti i criteri di Maastricht e continuare a fare progressi sui preparativi tecnici”, ricorda il commissario per un’Economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, consapevole comunque che con l’avvio dei preparativi tecnici si apre “un momento importante negli sforzi della Croazia per aderire all’area dell’euro”.
Il 10 luglio 2020 l’Eurogruppo e la Banca centrale europea hanno incluso la Croazia e la kuna croata nella seconda fase degli Accordi europei di cambio, fissando al contempo il tasso centrale di cambio (1 euro = 7,53450 kune). Ora si inizia con le monete pilota. “E’ un importante passo pratico” verso l’allargamento della zona euro da 19 a 20 Stati membri dell’UE, riconosce il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni.