Bruxelles – Il tedesco Manfred Weber non sarà il candidato del PPE per prendere il posto di David Sassoli alla guida del Parlamento europeo nella seconda metà della legislatura. Il capogruppo del Partito popolare europeo – gruppo con il più alto numero di seggi nell’Emiciclo – ha confermato questa mattina (8 settembre) che non ha intenzione di succedere a Sassoli, per rimanere alla guida del gruppo del PPE e prendere anche il posto di Donald Tusk come presidente del partito, dopo la decisione di questo di tornare ad occuparsi di politica interna.
In the @EPP we all support & admire President @donaldtuskEPP's decision to go back to Poland & fight for a better future for his country. It would therefore be a great honour to succeed him & continue to build a more united & successful party towards the next 🇪🇺 elections in 2024 pic.twitter.com/c1LY7FP2BG
— Manfred Weber (@ManfredWeber) September 8, 2021
“Insieme al gruppo PPE, ho ancora molto da fare per l’UE”, ha annunciato Weber in un tweet. “L’Europa ha bisogno di uno forte Partito popolare, ecco perché mi candiderò per la rielezione come capogruppo. Non sono disponibile per l’elezione del Presidente del Parlamento a gennaio”. Questo non significa che il PPE stia rinunciando a prendere il posto di Sassoli, eletto tra le file dei Socialisti e Democratici alla guida dell’Emiciclo. Weber si affretta ad aggiungere che “l’intesa dei tre grandi gruppi europeisti nel Parlamento europeo” raggiunta dopo l’elezione degli eurodeputati a luglio 2019 ha stabilito che sarà il PPE a fornire il “Presidente del Parlamento nella seconda parte della legislatura. Per questo proporremo una personalità forte e convincente”, chiarisce Weber, senza azzardare nuovi nomi.
L’elezione di Sassoli a luglio 2019 – dopo le ultime elezioni europee – è frutto di un accordo politico sulle nomine tra i tre principali (con più seggi) gruppi politici, Popolari, Socialdemocratici e liberali di Renew Europe: l’intesa ha portato Ursula von der Leyen del PPE a diventare presidente della Commissione europea e Charles Michel, liberale di Renew Europe, a capo del Consiglio europeo, e il socialdemocratico Josep Borrell alla guida del Servizio europeo per l’azione esterna, per riflettere l’equilibrio politico uscito dalle elezioni. Quanto al Parlamento, dopo l’elezione di Sassoli, socialdemocratico, nei primi due anni e mezzo di legislatura, secondo l’intesa la presidenza del Parlamento europeo dovrebbe passare da gennaio alla destra. E da quanto scrive Weber, il gruppo è deciso a chiedere a S&D e Renew di far valere questo impegno.
Il mandato del presidente del Parlamento europeo, come quello del presidente del Cosniglio europeo, non dura l’intera legislatura, ma solo metà anche se si può essere eletti presidenti anche più di una volta. Due anni e mezzo che nel caso del mandato di Sassoli sono stati in parte oscurati dalla pandemia e crisi sanitaria da COVID-19. La pandemia è arrivata velocemente dopo il suo arrivo alla guida del Parlamento, e per il momento la sua “eredità” politica è principalmente legata alla gestione della crisi sanitaria ed economica ad essa legata. Questo spiegherebbe il perché Sassoli potrebbe decidere di ricandidarsi per rimanere alla guida dell’Aula di Strasburgo oltre la scadenza di gennaio 2022, come si vocifera ormai insistentemente a Bruxelles anche senza una conferma da parte degli uffici del presidente.
Secondo diverse opinioni è anche il motivo per cui Sassoli ha deciso di lanciare nei mesi scorsi un ampio slancio di riflessione sul futuro del Parlamento europeo post-COVID in cui coinvolgere gli eurodeputati, per raccogliere consensi tra gli eurodeputati in vista della scadenza del mandato da presidente e per una possibile ricandidatura, che ormai sembra sempre più certa.