Roma – Alla vigilia del voto sulla strategia Farm to Fork, previsto per domani nelle commissioni parlamentari europee Agricoltura e Ambiente, ancora non è stata diffusa dalla Commissione europea alcuna valutazione di impatto – atto che sarebbe in linea con i principi del “buon governo” dell’Unione – sulla strategia che orienterà la politica agroalimentare europea dei prossimi decenni. E’ la denuncia di Carni Sostenibili – l’organizzazione italiana no profit che riunisce le associazioni che rappresentano i produttori di carni e salumi – che oggi ha anche firmato l’appello internazionale rivolto alle istituzioni dell’Ue e sottoscritto da quasi 30 associazioni del settore per sensibilizzare la politica sui rischi della F2F per il comparto.
Azione che si aggiunge a quella di pochi mesi fa, quando Carni Sostenibili si era fatta promotrice, insieme ad European Livestock Voice, l’organizzazione che associa gli organismi europei delle filiere zootecniche, di un video appello “I 9 paradossi della Farm to Fork”, a cui hanno aderito Belgio, Italia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Polonia, Olanda e Ungheria e che metteva in luce le contraddizioni della strategia, individuate dall’industria sotto l’aspetto economico, ambientale e sociale. Il video è stato prodotto dalle associazioni con l’obiettivo di aprire un dialogo con le istituzioni offrendo il proprio know how in materia.
Quali sono oggi i dati a disposizione del settore e dei decisori per valutare rischi e opportunità della strategia Farm to Fork? In piena estate la Commissione europea ha reso disponibile un report tecnico del suo Joint Research Council (JRC) “Modelling environmental and climate ambition in the agricultural sector with the CAPRI model” che prende in considerazione possibili scenari rispetto all’applicazione della nuova strategia. Qualunque sia lo scenario considerato, in tutti i settori della produzione agricola e dell’allevamento sono previsti cali di produzione dal 5 per cento al 15 per cento con i risultati peggiori per il comparto zootecnico (bovino, pollo, suino) oltre che per le coltivazioni di cereali, semi oleosi e ortofrutta. Sempre nel report, a fronte di questa diminuzione di produzione è previsto un aumento netto dei prezzi di produzione dei prodotti agricoli di circa il 10 per cento. Inoltre, stando a quanto riportato, sottolinea Carni Sostenibili, i cambiamenti nella produzione europea comporterebbero un calo delle esportazioni, nonché un peggioramento del deficit commerciale dell’Europa.
Tuttavia, il punto più controverso prospettato dalla relazione riguarda l’ipotesi degli effetti di questa strategia sulle emissioni. La relazione, infatti, sottolinea come la strategia F2F potrebbe contribuire a ridurre del 28,4 per cento le emissioni di gas ad effetto serra del settore agricolo entro il 2030, ma il report mette anche in luce, afferma Carni Sostenibili, come oltre la metà dei gas serra che l’Europa risparmierà, sarà invece prodotta da aumenti equivalenti di gas serra nei Paesi terzi, dovuti proprio all’aumento di produzione agricola di quei Paesi, volto a sopperire il calo prospettato per l’Europa.
Dati allarmanti che in parte confermano l’unico studio di impatto esistente, divulgato dall’USDA, il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America. Secondo l’analisi americana “Economic and Food Security Impacts of EU Farm to Fork Strategy” infatti l’introduzione della nuova strategia provocherebbe un calo del 12% della produzione agricola a fronte di un aumento dei prezzi del 17%. E per quanto concerne il commercio estero le esportazioni calerebbero del 20% mentre le importazioni aumenterebbero del 2% con un calo del PIL di circa 58 miliardi di euro e maggiore insicurezza alimentare per altri 22 milioni di persone.
“L’analisi di scenario della Commissione europea non fa che confermare l’alert che abbiamo lanciato come filiera zootecnica europea – commenta Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili – la sostenibilità è una strada che va perseguita insieme e non contro il settore della produzione di carne”.
Secondo Pulina “i rischi di un’applicazione manichea della strategia Farm to Fork sono quelli di penalizzare un settore che vale circa 170 miliardi di euro e impiega direttamente più di 4 milioni di persone e di rendere inaccessibile a milioni di persone alimenti necessari a una sana alimentazione, senza contare che ridurre indiscriminatamente la produzione di carne porterebbe alla necessità di importarla dall’estero, da paesi che hanno un’impronta ambientale superiore alla nostra. Ricordiamo che l’Europa è un modello in termini di sostenibilità per il resto del mondo, e importare carne ad alto impatto ambientale contrasta con uno degli scopi primari dell’applicazione della stessa strategia Farm to Fork, la riduzione delle emissioni”.