Bruxelles – Le due strategie “Dal produttore al consumatore” (Farm to Fork) e per la biodiversità, insieme alla nuova PAC post 2020, hanno il potenziale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità nel settore agroalimentare e ridurre di quasi il 30 per cento le emissioni di gas effetto serra del settore agricolo entro il 2030. Nonostante la portata della sfida che il comparto agricolo si troverà ad affrontare nella transizione, gli obiettivi di sostenibilità sono “a portata di mano” anche se richiedono un forte impegno da parte della politica.
Lo sottolineano i ricercatori del Centro comune di ricerca (JRC) dell’UE in un discusso rapporto pubblicato lo scorso 11 agosto, che ha rischiato (forse volutamente) di passare inosservato visto il momento in cui è stato presentato. Il rapporto in questione cerca di esplorare il potenziale impatto di alcuni degli obiettivi selezionati delle due strategie – che sono le “costole agricole” del Green Deal europeo – nel quadro degli obiettivi climatici del 2030 e della politica agricola comune post 2020. Senza la pretesa – come viene più di una volta specificato nel rapporto – di essere una valutazione d’impatto comprensiva sulle strategie.
L’analisi – si legge nel rapporto – è basata sul modello CAPRI, uno dei principali modelli utilizzati dalla Commissione Europea per l’analisi delle politiche agricole per verificare l’impatto sui prezzi, sulla produzione, sul consumo e sul commercio. In particolare lo studio ha preso in considerazione quattro dei principali obiettivi delle due strategie: riduzione del rischio e dell’uso di pesticidi, una riduzione del surplus di nutrienti, un aumento della superficie ad agricoltura biologica e un aumento della superficie ad alta biodiversità. L’impatto di questi obiettivi è studiato attraverso tre scenari possibili: lo status attuale che presuppone nessun cambiamento nella PAC rispetto alla sua attuazione precedente; altri due scenari in cui si applica la nuova PAC post 2020 ma con e senza l’uso dei finanziamenti dell’UE di nuova generazione.
Il rapporto conclude che il raggiungimento dei 4 obiettivi consente di ottenere significativi benefici ambientali sotto forma di riduzione delle emissioni di gas serra e di ammoniaca, nonché del surplus lordo di nutrienti. Di contro, i risultati mostrano anche un calo della produzione dell’UE e variazioni dei prezzi e del reddito per i prodotti agricoli selezionati, anche se in diversa misura.
E’ questo il motivo per cui questo rapporto è discusso anche in Italia, da cui sono arrivati innumerevoli appelli delle parti interessate per una valutazione completa dell’impatto degli obiettivi verdi dell’UE, alcuni dei quali avvertono che questi potrebbero mettere in pericolo il comparto. Una valutazione di impatto che la Commissione ha già chiarito che non intende fare. A sollevare preoccupazioni per la perdita produttiva è in primis l’associazione degli agricoltori dell’UE COPA-COGECA, che in una nota sottolinea che le conclusioni del rapporto evidenziano che raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità comporterebbe cali della produzione che vanno dal 5 al 15% in tutti i settori, con i settori dell’allevamento più colpiti. Questo potrebbe comportare “una riduzione senza precedenti della capacità produttiva dell’UE e del reddito dei suoi agricoltori”.
Per il COPA-COGECA la perdita in termini di produzione significa anche vanificare lo sforzo ambientale, dal momento che la maggior parte della riduzione delle emissioni agricole ottenuta attraverso queste strategie sarà vanificata da una perdita di sostenibilità dovuta alla rilocalizzazione verso i paesi terzi”. Che significa spostare la produzione in Paesi terzi o importare la produzione da Paesi che non non hanno gli stessi ambiziosi standard europei. Sulla questione interviene anche Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura secondo cui la “Commissione non può restare in silenzio. È indispensabile e urgente una presa di posizione ufficiale: gli agricoltori sono pronti a fare la propria parte per la sostenibilità ambientale, anche perché, come dimostrano gli eventi degli ultimi tempi, il cambiamento climatico impatta pesantemente sui raccolti e sulle strutture aziendali. Quando sono in ballo questioni che riguardano la sostenibilità ambientale e i redditi di consumatori e agricoltori — conclude il presidente di Confagricoltura — non si può procedere al buio e senza il necessario rigore scientifico”.
Tuttavia, il rapporto stesso evidenzia che questo impatto può essere ridotto di circa un quinto quando si ipotizza un’attuazione della PAC in linea con la proposta della Commissione UE e mirata ad accelerare la transizione verso un’agricoltura più sostenibile. Secondo il rapporto “l’attuazione della nuova PAC aumenterebbe anche le prestazioni positive del settore agricolo in termini ambientali”. Il potenziale per ridurre ulteriormente questi impatti è sottostimato per il fatto che non vengono considerate tutte le iniziative, le misure e le conseguenti sinergie coperte dalle strategie. Ad esempio – si sottolinea – la riduzione delle produzioni associate al passaggio all’agricoltura biologica potrebbero essere mitigate con l’attuazione del Piano di azione per lo sviluppo della produzione biologica, che non viene considerato nell’analisi. Una minore produzione di bestiame potrebbe avere un impatto minore sui prezzi e sul commercio se accompagnata da uno spostamento verso diete più basate su piante e dalla riduzione degli sprechi alimentari, cosa che l’Unione Europea invece ha intenzione di promuovere. In ultimo, si segnala che gli effetti benefici potrebbero essere rafforzati da uno sviluppo tecnologico accelerato e miglioramenti dell’efficienza che potrebbero verificarsi entro il 2030.
Il centro di ricerca sottolinea più volte nel testo del documento che non si tratta di una valutazione d’impatto delle strategie in quanto tali né una stima del costo della mancata azione, soprattutto perché l’analisi non tiene conto di tutte le misure delle strategie e che invece potrebbero avere una conseguenza. E’ certo che la progettazione dei piani strategici nazionali della nuova PAC degli Stati membri è alla base della portata del successo di questa transizione sostenibile. Attraverso questi piani nazionali, i paesi definiranno come intendono raggiungere i nove obiettivi a livello dell’UE utilizzando gli strumenti della PAC come parte del tentativo di facilitare un approccio più flessibile e mirato alla PAC. “Questo rapporto rimette la palla nel campo degli Stati membri”, ha affermato Jabier Ruiz, responsabile politico senior per l’agricoltura presso l’Ufficio per le politiche europee del WWF . “Lo studio dimostra chiaramente che gli obiettivi Farm to Fork sono realistici, a condizione che ci sia la volontà politica per realizzarli. Spetta ora agli Stati membri progettare buoni piani strategici della PAC con ambiziosi eco-schemi”.