Bruxelles – Mentre molti Paesi europei sono pronti a dare inizio alla campagna per un dose extra di vaccino contro il COVID-19, le due agenzie europee regolatrici per i medicinali e il controllo delle malattie infettive frenano sulla reale efficacia di una dose “booster” per tutta la popolazione di vaccinati. Il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC) ha pubblicato ieri (primo settembre) un aggiornamento in cui sottolinea che per ora “non c’è alcuna urgente necessità di somministrazione di dosi di richiamo di vaccini a individui completamente vaccinati nella popolazione generale”.
I dati finora a disposizione delle autorità di Bruxelles mostrano che tutti i quattro vaccini autorizzati in UE – AstraZeneca, Moderna, BioNTech-Pfizer e il monodose Johnson&Johnson – sono ancora “altamente protettivi contro il ricovero e le forme gravi legate alla COVID-19, mentre un adulto su tre di età superiore ai 18 anni non è ancora completamente vaccinato”. Per ora la priorità rimane “quella di vaccinare le persone idonee che non hanno ancora completato la vaccinazione”, sottolinea il centro, dal momento che per essere efficace contro la variante Delta del virus il ciclo di vaccinazione deve necessariamente completo. D’altra parte, una dose extra di vaccino – che per l’ECDC non va considerata una dose di richiamo, ma appunto una dose extra – va presa in considerazione “già da ora, per le persone con un sistema immunitario gravemente indebolito (immunocompromesso) come parte della loro vaccinazione iniziale”, se non hanno raggiunto un livello di protezione immunitaria sufficiente.
L’ECDC invita, quindi, a distinguere tra dosi “richiamo” per le persone che hanno risposto adeguatamente alla vaccinazione primaria e dosi aggiuntive per quelle con un sistema immunitario indebolito che, per questo, non ha risposto adeguatamente: per questa seconda categoria di persone immunocompromesse (ad esempio chi ha ricevuto un trapianto di organi), dovrebbe essere presa in considerazione già ora, come “un’estensione della serie di vaccinazioni primarie per questi gruppi specifici e non come un richiamo”. Per l’ECDC “si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di fornire una dose aggiuntiva come misura precauzionale agli anziani fragili, o ai contatti familiari idonei e i contatti stretti di individui immunocompromessi e vulnerabili.
Dopo la pubblicazione di ieri, questa mattina ECDC e Agenzia europea per i medicinali (EMA) hanno diramato un comunicato congiunto in cui ribadiscono la loro posizione comune. In attesa di una valutazione dell’EMA e con altri Paesi extra UE – Israele e Stati Uniti – che già hanno incominciato o cominceranno, anche gli Stati europei hanno iniziato a organizzarsi in autonomia e ordine sparso. Dal 4 agosto l’Ungheria già ha iniziato a offrire la terza dose a chi ha completato il ciclo da almeno quattro mesi, pur avendolo “particolarmente raccomandato per gli anziani, le persone con malattie croniche e i pazienti con un sistema immunitario indebolito al fine di rafforzare anche la loro protezione” contro la variante delta.
Berlino già fa sapere che da settembre ai gruppi vulnerabili, gli anziani o immunodepressi verrà offerta una vaccinazione di richiamo con un vaccino mRNA (BioNTech-Pfizer e Moderna) almeno sei mesi dopo il completamento del ciclo vaccinale. E’ nell’intenzione della Germania di offrire la terza dose anche a chi si è vaccinato con AstraZeneca o Johnson & Johnson (il richiamo sempre con mRNA). Lo stesso la Francia con una dose extra alle persone con più di 80 anni, immunocompromesse e altre persone considerate ad altissimo rischio di sviluppare una forma grave della malattia, come i malati di cancro o i pazienti in dialisi. Una campagna di richiamo che sarà estesa nelle prossime settimane a tutti gli over 65.
La raccomandazione congiunta di EMA ed ECDC, però, fa eco al monito dell’Organizzazione mondiale della Sanità ai governi europei a non somministrare una dose in più, mentre al mondo ci sono persone che non hanno ricevuto ancora la prima. Alle critiche rivolte dall’OMS ha risposto ieri il commissario europeo per il mercato interno, responsabile del coordinamento della fornitura dell’Unione europea con i vaccini contro il Covid-19, Thierry Breton, dichiarando che le 300-350 milioni di dosi di vaccini necessarie per richiamare i vaccini in Europa rappresenterebbero solo un mese di produzione. “Capisco il messaggio, ma le cifre non lo supportano nella misura in cui produrremo in Europa e negli Stati Uniti da 500 a 600 milioni di dosi al mese”, ha dichiarato.