Bruxelles – Pratiche di approvvigionamento di materie prime più rispettose del clima potrebbero ridurre di almeno il 10 per cento le emissioni di gas serra nell’Unione europea associate alla loro estrazione e lavorazione. E’ quanto ha stimato l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) nel rapporto ‘Migliorare l’impatto climatico dell’approvvigionamento di materie prime’, pubblicato lunedì 30 agosto che ha valutato il potenziale di riduzione delle emissioni dovute all’estrazione e la lavorazione di alcune materie prime.
Rame, ferro, oro, calcare e gesso, bauxite e alluminio, legno, minerali chimici e fertilizzanti, sale: secondo l’AEA, questo gruppo di materie prime prese in esame è responsabile dell’emissione di almeno 620 milioni di tonnellate di biossido di carbonio equivalente (CO2e) ogni anno. Le emissioni sono derivate da processi di estrazione e lavorazione che avvengono sia all’interno dell’UE sia da Paesi terzi da cui Bruxelles importa le materie prime per soddisfare la domanda europea. La carenza di materie prime nel Continente rischia di frenare la ripresa economica dalla pandemia, per questo Bruxelles è costretta spesso a importarla.
Per l’Agenzia europea è principalmente la fase di lavorazione quella su cui insistere, perché ha “un potenziale maggiore di riduzione delle emissioni rispetto” alle altre fasi del processo, estrazione e commercio. Tra gli esempi di “buone pratiche” citate dall’Agenzia europea per ridurre l’impatto ambientale c’è l’adozione di un approccio al ciclo di vita delle materie prime che tenga conto degli impatti legati al clima associati alle catene di approvvigionamento, la promozione di pratiche efficienti in termini di risorse ed energia, l’uso di fonti di energia rinnovabile durante l’estrazione e la lavorazione delle materie prime, un rafforzamento della domanda del mercato di materie prime secondarie e l’utilizzo di quadri internazionali per aumentare la trasparenza e la cooperazione lungo le filiere di approvvigionamento delle materie prime.
Se le buone pratiche sono applicate al mercato unico europeo, altrettanto dovrebbero essere nei Paesi da cui l’UE importa le materie prime, per evitare che lo sforzo per la sostenibilità sia di fatto vanificato: lo studio AEA osserva che l’uso dei requisiti e delle disposizioni in materia di appalti pubblici negli accordi commerciali internazionali stipulati dall’UE con Paesi terzi “è uno dei modi per aumentare l’efficacia delle misure di approvvigionamento rispettose del clima a livello globale”. Come nel caso del clima, l’UE da sola non è in grado di raggiungere risultati realmente concreti, serve la collaborazione di tutti.