Per l’Unione Europea il salario minimo è il rimedio alla disuguaglianza e alla povertà lavorativa. La Francia, che assumerà la presidenza di turno dell’Unione europea nel 1° semestre 2022 (tra gennaio e giugno), ha fatto di questo aspetto una delle sue prerogative. Si sta infatti già muovendo con l’obiettivo di creare un’Europa sempre più sociale, dove i salari minimi vengano fissati al di sopra della soglia di povertà.
Il salario minimo e il Parlamento Europeo
Già a febbraio il Parlamento europeo aveva accolto la proposta della Commissione di direttiva UE sulla necessità di avere salari minimi adeguati. I deputati avevano descritto questa proposta come un passo importante per garantire che tutti possano guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro e partecipare attivamente alla società. Dove applicabile, infatti, la direttiva dovrebbe garantire che i salari minimi legali siano sempre fissati al di sopra della soglia di povertà.
Inoltre, i datori di lavoro non dovrebbero adottare prassi che prevedono la deduzione dai salari minimi dei costi necessari per l’esecuzione del lavoro.
Il rischio di povertà
Secondo la definizione di Eurostat, gli individui sono a rischio di povertà quando lavorano per più di metà anno e il loro reddito annuale è inferiore al 60 per cento del livello di reddito medio familiare nazionale al netto dei contributi sociali. I dati Eurostat mostrano che il 9,4 per cento dei lavoratori europei si trovava a rischio di povertà nel 2018.
I salari minimi non sono aumentati allo stesso ritmo di altri tipi di salari in molti Paesi UE. Ciò ha esacerbato le disuguaglianze di reddito e la povertà lavorativa e ha ridotto la capacità dei lavoratori a bassa retribuzione di far fronte alle difficoltà finanziarie.
La situazione nell’Unione Europea
Il salario minimo è realtà in ben 21 dei 27 Stati dell’Unione europea. Non sono ancora allineati al resto dell’UE Paesi quali Italia, Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia. Come dimostra il rapporto di Eurostat, i livelli salariali garantiti sono tutt’altro che omogenei, andando dai 332 euro della Bulgaria agli oltre 2.200 del Lussemburgo.
La differenza fra il salario minimo registrato ai due estremi della classifica (Lussemburgo e Bulgaria) è pari 1.870 euro. Questo dimostra una certa flessibilità di applicazione del principio economico. Bisogna anche tener conto dell’incrocio con il PIL pro-capite e il costo della vita che varia nel singolo Stato membro.
Il tentativo della Francia con Svezia e Danimarca
È per questo motivo che l’attuale amministrazione guidata dal presidente Emmanuel Macron spera di convincere la Svezia e la Danimarca, da sempre reticenti a una tale prospettiva, che “il salario minimo è compatibile con le loro tradizioni”.
Parigi vuole convincere i Paesi nordici che la direttiva sul salario minimo europeo non minaccia il loro modello. Ed è servito anche a questo l’incontro di lunedì e martedì tra i ministri francesi Clément Beaune (Affari europei) e Elisabeth Borne (Lavoro) con i loro omologhi di Svezia e Danimarca. Sono quindi iniziati i lavori preparatori al semestre di presidenza di turno francese dell’Unione europea che prenderà il via il 1° gennaio 2022.